Asfalti Brianza, addio all’oblazione. Rifiuti mai smaltiti: si va a processo

Nuovo sequestro della polizia provinciale nell’impianto: nonostante i sigilli le lavorazioni continuavano . I Comuni di Monza, Concorezzo, Agrate e Brugherio e Legambiente si sono costituiti parte civile.

Asfalti Brianza, addio all’oblazione. Rifiuti mai smaltiti: si va a processo

Asfalti Brianza, addio all’oblazione. Rifiuti mai smaltiti: si va a processo

Prima un rinvio per trattative in corso su un’eventuale oblazione, quantomeno per le accuse minori. Poi un altro slittamento di sette mesi per completare il previsto smaltimento dei rifiuti. Ma non solo non è stato fatto, anzi la montagna di scarti è cresciuta, tanto che è stato aggiunto un nuovo capo di imputazione al processo sui presunti reati ambientali da cui ora non scappa il titolare di Asfalti Brianza.

Di fatto il dibattimento, per un procedimento penale che è stato avviato nel 2019 dalla Procura di Monza, non è mai partito perché la difesa ha chiesto di essere ammessa all’oblazione, un rito alternativo al giudizio penale secondo cui, con il pagamento allo Stato di una somma di denaro prestabilita, si estingue un reato punito con una contravvenzione. Ma ora il giudice del Tribunale di Monza ha deciso che si procede con l’istruttoria. Il dibattimento si è già aperto con la costituzione di parte civile dei Comuni di Monza, Concorezzo, Agrate Brianza, Brugherio e dell’associazione Legambiente per ottenere un risarcimento dei danni dal titolare del bitumificio di Concorezzo. Un’altra delle condizioni previste per evitare il giudizio era quella di smaltire completamente i rifiuti e neanche questa prescrizione è stata portata a termine anche dopo la concessione di un lungo rinvio. Ora il rischio concreto è che tutti i costi delle bonifiche non eseguite dalla società finiscano per pesare sulle tasche delle amministrazioni comunali, che per anni hanno ignorato la montagna che svetta da Asfalti Brianza. Solo dopo numerose e prolungate segnalazioni dei residenti (che lamentavano odori nauseabondi, costretti a chiudere le finestre anche in piena estate per non soccombere a puzze e bruciori alla gola, nausea, vomito) e l’intervento delle autorità competenti per le necessarie verifiche, sono partite le indagini, che avevano portato anche allo stop delle attività dell’azienda fino alla sospensione della Autorizzazione Unica Ambientale.

Nel frattempo la polizia provinciale ha ancora sequestrato una parte dell’impianto e anche mille metri cubi di rifiuti speciali in cumuli alti oltre 10 metri, miscelati con altri già presenti così che il nuovo composto potesse essere utilizzato all’interno di costruzioni e pavimentazioni stradali. Il titolare dell’attività, secondo l’accusa degli inquirenti, poteva invece accedere all’area sequestrata soltanto per eseguire quanto disposto dalla magistratura, vale a dire la rimozione dei rifiuti presenti e non certo per proseguire l’attività. Di qui una nuova denuncia a suo carico per violazione di sigilli e per illecita gestione di rifiuti speciali.