Monza – "Ieri ho avuto modo di terminare la mia giornata lavorativa e di realizzare ciò che è avvenuto. Vorrei partire sempre dallo stesso concetto: il mio obiettivo non è condannare qualcuno, bensì cambiare un sistema ormai troppo malato e distruttivo per i propri atleti, infondendo coraggio a chi subisce e non sa come parlarne”. Inizia così lo sfogo sui social di Anna Basta, ex Farfalla della ginnastica ritmica e grande accusatrice di Emanuela Maccarani, dopo che ieri la procura federale della Federginnastica, guidata da Michele Rossetti, ha chiesto la sanzione dell'ammonizione per Maccarani (l'allenatrice della nazionale di ritmica ed ex dt dell'accademia di Desio) e di assoluzione per Olga Tishina durante l'udienza presso il tribunale nazionale.
La delusione di Anna Basta
Un risultato, per la bolognese Basta, a dir poco deludente. “Certo è che durante questi mesi si è sperato di ottenere una giustizia che si potesse chiamare tale… quello che posso dire oggi è semplicemente che condivido le perplessità del ministro dello sport Abodi. Come si può giustificare un abuso dietro “l’eccessivo affetto”? È come se in un rapporto violento di coppia si potesse ancora giustificare il partner aggressivo per l’eccessivo amore. Credo che siano riflessioni da fare e da non dimenticare, perché tutto questo è solo l’inizio di una rinascita da parte di tutte le persone che non hanno avuto modo di vivere serenamente la propria passione. Continuerò ad essere presente ed a espormi per dare speranza a tutti quei ragazzi e ragazze che coltivano dei sogni, perché cambiare si può. Si deve”.
La sentenza
La decisione della procura federale di “ammonire” Emanuela Maccarani e assolvere Olga Tishina, entrambe indagate dopo le denunce di abusi psicologici delle ex ginnaste Nina Corradini e Anna Basta, è destinata a far discutere. Soprattutto per l'arringa del procuratore federale Michele Rossetti. “Non c'è prova di un comportamento vessatorio nei confronti delle ginnaste” e anzi se una colpa si può imputare a Emanuela Maccarani è quella di “eccesso di affetto nei confronti della Basta”. La difesa dell'allenatrice delle Farfalle chiedeva però l'assoluzione totale perché secondo l'avvocato Avilio Presutti a Desio il clima era "familiare”, mentre alla Maccarani “spetterebbe una medaglia per non aver abbandonato Anna Basta” visti i problemi dell'ex ginnasta nel mantenere il peso forma durante il suo periodo all'Accademia. Un arringa, quella di Presutti, che ha anticipato una camera di consiglio durata circa due ore e che ha portato alla sentenza di primo grado a livello di giustizia sportiva. Se la Maccarani farà ricorso alla Corte federale d'appello per veder tolta anche l'ammonizione è ancora presto per dirlo. Bisognerà aspettare le motivazioni. Nel frattempo l'allenatrice ripercorre undici mesi che definisce “dolorosi e difficili”, ribadendo di “avere la coscienza a posto”, nonostante una ferita che “rimarrà per tutta la vita». Intanto la prima partita è chiusa, in attesa che la procura di Monza faccia il proprio lavoro con la giustizia ordinaria.
Le accuse delle Farfalle
Il procedimento nei confronti di Maccarani (l’ex direttrice tecnica dell’Accademia internazionale di ginnastica di Desio in Brianza) e dell’assistente Tishina è partito dalle accuse di avere adottato almeno fino al 2020 "metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità, ponendo in essere pressioni psicologiche e provocando in alcune ginnaste l’insorgere di disturbi alimentari e psicologici". Come confermato dalle ex ginnaste Anna Basta e Nina Corradini, sentite dagli inquirenti. Ragazze costrette ogni mattina a pesarsi in fila solo con indosso le mutande, "perché il reggiseno pesava due etti". A dare le indicazioni, secondo le due giovani che hanno lasciato la Nazionale tra il 2020 e il 2021, era Maccarani considerata "la legge". Nessuna nutrizionista o psicologa, almeno fino in tempi recenti, ma continui controlli sul peso, ritenuto la causa anche di un trauma a una caviglia. "Per forza, pesi troppo", il commento ad Anna Basta davanti a tutte. E le ragazze avrebbero iniziato a saltare la colazione per il terrore della pesa mattutina e a ingerire fino a 6 lassativi al giorno e anche integratori per poter mangiare sempre meno senza crollare. Risultato: stress, ansia, attacchi di panico, incubi notturni, anche pensieri suicidi. "Mi sentivo un numero sulla bilancia, totalmente sbagliata e umiliata, senza dignità", ha riferito Nina Corradini.