VIOLA MANGANO
Cronaca

All’Enpa il percorso verso il riscatto. Qui si dà una seconda possibilità

Monza, il rifugio di via San Damiano accoglie al momento 20 persone ai lavori socialmente utili. Il presidente Riva: "Spesso chi ha commesso reati gravi ha un approccio migliore con questa opportunità".

Monza, il rifugio di via San Damiano accoglie al momento 20 persone ai lavori socialmente utili. Il presidente Riva: "Spesso chi ha commesso reati gravi ha un approccio migliore con questa opportunità".

Monza, il rifugio di via San Damiano accoglie al momento 20 persone ai lavori socialmente utili. Il presidente Riva: "Spesso chi ha commesso reati gravi ha un approccio migliore con questa opportunità".

Qualcuno si era messo al volante ubriaco o dopo aver fumato uno spinello, magari dopo una serata in giro per locali con gli amici. E magari proprio per questo aveva anche provocato un incidente e adesso deve riparare al suo errore e il giudice gliene ha dato l’opportunità. E allora entra in canile per scontare la sua pena dando da mangiare ai trovatelli, pulendo le loro gabbie, sfamando galline o gattini senza famiglia. Ogni giorno Enpa Monza riceve moltissime richieste di ospitare persone destinate ai lavori socialmente utili. Le motivazioni sono diverse. Intanto, trattandosi di un canile, il rifugio di via San Damiano è aperto tutti i giorni, compresi sabato e domenica, e questo è l’ideale dato che la maggior parte dei lavori socialmente utili viene svolta proprio di sabato. Inoltre l’ente offre un ambiente piacevole e sereno dove lavorare, garantendo una bella esperienza, educativa, a chi ne entra a far parte.

Di cosa si occupano i lavoratori di pubblica utilità? Una volta entrati in rifugio la maggior parte di loro si occupa di lavori di manutenzione del canile, quindi di lavori manuali. Alle donne vengono spesso assegnati il reparto degli erbivori o il gattile. Si evita di insegnare loro competenze specifiche, come relazionarsi con animali complicati e di difficile gestione, dato che un giorno la loro condanna si estinguerà e allora è più proficuo che questi compiti e insegnamenti siano riservati a chi sceglie di sua spontanea volontà di lavorare all’Enpa, e si ha anche la certezza che ci tornerà. Purtroppo non tutte le richieste possono essere soddisfatte ma il rifugio fa del suo meglio. Al momento in attività ci sono 20 persone e si cerca di non superare questo limite per non creare difficoltà di gestione.

La maggior parte delle persone coinvolte hanno commesso appunto reati come guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti, in particolare droghe leggere. Altri invece si sono rifiutati di effettuare il test del palloncino. Quasi nessuna di queste persone soffre di una vera dipendenza da alcol o droghe, anzi, spesso si tratta di ragazzi giovani che non sono stati responsabili e hanno ignorato la propria condizione fisica mettendosi alla guida, magari dopo una festa o una serata con gli amici. Solitamente in questi casi viene sospesa la patente, bloccata la macchina e vengono assegnate dalle 50 alle 60 ore di lavori. Vi sono però anche casi di reati più gravi che prevedono dalle 400 alle 600 ore, come il mancato versamento di alimenti, l’abusivismo edilizio o la falsificazione di documenti. Enpa pone dei limiti anche ai tipi di reato che vengono accettati, rifiutando quelli di natura sessuale e, naturalmente, di violenza contro gli animali.

"Non sempre a un reato maggiore corrisponde una condotta peggiore durante lo svolgimento dei lavori socialmente utili - fa sapere Giorgio Riva, presidente di Enpa Monza -. Spesso, infatti, sono proprio le persone che hanno commesso i reati più gravi ad avere un approccio migliore con questa opportunità, in particolare quando si sono resi conto del proprio errore e dimostrano volontà di redimersi". È dunque proprio la consapevolezza di aver sbagliato a determinare la condotta durante i lavori: senza quella difficilmente l’esperienza potrà essere positiva.