LUCA GUAZZONI
Milan

Milan, la Cina può stoppare il closing

Versati altri 100 milioni, ma sono da restituire con gli altri 100 se il governo di Pechino nega il via libera all'affare

Casa Milan

Milano, 14 dicembre 2016 - Duecento milioni di caparra. Denaro sonante, segnale importante. Cento a settembre, cento arrivati ieri prima dell’ora di pranzo - mentre a Casa Milan si svolgeva un’assemblea dei soci depauperata di ogni valenza - dalla sede della Credit Suisse di Hong Kong. Mittente la Sino-Europe Sports - via Rossoneri Champion, una controllata di Yonghong Li che ha messo di tasca propria tutti i soldi -, destinatario Fininvest. Poco più del 38% del denaro che il consorzio cinese deve versare per il passaggio del 99.93% delle quote del Milan (520 milioni a cui vanno aggiunti i 220 di debiti pregressi) è già nelle casse della società di via Paleocapa.

Un conto Unicredit, separato da quello da cui solitamente la holding della famiglia Berlusconi attinge capitale per finanziare le operazioni di acquisto. La spiegazione è presto detta. Fininvest ha ricevuto questi soldi ma non può ritenerli propri né utilizzarli per via delle clausole contrattuali: pare infatti che questa ricca caparra debba essere restituita nel caso in cui dal Governo di Pechino non arrivassero le autorizzazioni a esportare il denaro all’estero. Giuridicamente infatti non si tratterebbe di inadempienza contrattuale da parte di Ses ma di un divieto da parte di terzi (l’Autorità Statale) di completare l’affare: in tal caso Fininvest e la controparte dovrebbero sciogliere il contratto e firmare il recesso senza penali. Un po’ come succede quando, durante la fusione di due aziende, l’operazione viene bocciata dall’Antitrust.

Ora all’appello mancano 320 milioni: potrebbero anche essere pagati a rate nei 3 mesi per aggirare gli ostacoli burocratici. Le prossime scadenze imposte riguardano il 28 febbraio - data in cui Fininvest vuole ricevere l’intera somma - e il 3 marzo - giorno in cui sarà convocata la nuova assemblea dei soci per formalizzare il passaggio di proprietà e il cambio di Governance. Investimenti a rischio? Proprio durante l’assemblea dei soci di ieri mattina è emerso però un dettaglio interessante: le domande precise e puntuali dell’avvocato Giuseppe La Scala, vice presidente dell’Associazione dei Piccoli Azionisti, sono rimaste senza risposta.

La proprietà infatti non le ha giudicate “pertinenti” rispetto all’ordine del giorno: Galliani ha inoltre chiarito che il Milan non può essere considerato un ‘terzo beneficiario’ del preliminare siglato ad inizio agosto - che impegnava il consorzio cinese a un investimento complessivo di 350 milioni di euro nell’arco di un triennio, di cui 100 milioni da versare al momento del closing -. Una replica che lascia aperta la possibilità che questo “rafforzamento patrimoniale” sia stato escluso dai termini del contratto riveduto e corretto. Non sono intanto previsti imminenti incontri tra Fassone e Galliani per parlare della gestione del mercato invernale che sarà autofinanziato dalle cessioni. Cambiano intanto le gerarchie sui calci di rigori dopo i due errori di Niang: dal dischetto andranno Bacca o Lapadula.