Milan-Inter, il derby di Tonali e Dimarco: quando il tifoso scende in campo

Il rossonero Sandro e il nerazzurro Federico hanno vissuto per anni la stracittadina sugli spalti di San Siro. Domenica saranno protagonisti in campo con la loro squadra del cuore

Tonali e Dimarco, tifosi delle squadre per cui giocano

Tonali e Dimarco, tifosi delle squadre per cui giocano

Uno è il figliol prodigo, l’altro è il predestinato. Federico Dimarco e Sandro Tonali sono le facce del futuro di Inter e Milan, tifosi dei rispettivi club di appartenenza ancor prima che professionisti stipendiati. Anche all’estero chi ama il calcio conosce l’importanza del derby della Madonnina, ma per chi vive ed è cresciuto a Milano con il rossonero e il nerazzurro nel cuore la pressione è diversa.

Rossonero nel destino 

Sandro Tonali nasce e cresce a Lodi, ma i primi passi nel mondo del calcio li muove a Milano, alla Lombardia 1, scuola calcio satellite del Milan. Sandro viene riconosciuto fin da subito come uno dei talenti più cristallini della sua generazione ma, nonostante la segnalazione degli scout, il Milan decide di non inserirlo nelle proprie giovanili perché ritenuto ancora fisicamente acerbo. Per il piccolo Tonali, un bambino cresciuto nel mito di Rino Gattuso, è un colpo molto duro ma la chiamata del Piacenza gli dà la forza per continuare a giocare. Dopo tre anni in Emilia, il Brescia chiede informazioni su questo giovane centrocampista nei taccuini di tutti gli osservatori.

Sandro, a 12 anni, non ci pensa due volte e coglie l’occasione per riavvicinarsi a casa. Casa che in pochi anni diventa il centro sportivo di Torbole, dove Sandro viene praticamente adottato. Dopo tutta la trafila nelle giovanili delle Rondinelle, Tonali con il suo talento dirompente sgomita per trovare un posto al sole in prima squadra. Racimolata qualche sporadica apparizione, il primo tecnico a dargli fiducia e continuità è Eugenio Corini che ne comprende le potenzialità e ne fa il perno del centrocampo del suo Brescia. A fine stagione è promozione in Serie A, con Tonali titolare inamovibile. Per Sandro la stagione si chiude con 34 presenze e 3 gol, oltre che il premio di miglior giovane della Serie B.

L’anno successivo le cose non cambiano: nonostante il salto di categoria Sandro rimane una pedina fondamentale nello scacchiere di Corini sorprendendo tutti con il suo impatto sulla massima serie a soli 19 anni. A fine stagione, proprio Inter e Milan si sfidano a suon di rilanci milionari per assicurarsi le prestazioni di Tonali. Quando però tutto sembrava pendere verso la sponda nerazzurra del Naviglio, il grande colpo di scena: una chiamata di Maldini (guarda caso un altro milanista nel Dna) strega Sandro e, con l’offerta giusta al presidente Cellino, Paolo piazza la zampata per strappare il gioiellino di Lodi ai cugini.

L’impatto con il Milan però non è quello sognato: una stagione non all’altezza delle aspettative, segnata anche da una preparazione estiva condizionata dalle trattative di mercato e, successivamente, dal Covid, mette in dubbio il riscatto da quasi 25 milioni di euro. Dopo qualche tentennamento però la dirigenza rossonera decide di continuare a puntare su di lui. Una scommessa non vinta, di più. Tonali in questa stagione ha già messo in mostra le qualità da predestinato che avevano convinto il Milan a un investimento importante. Ora, complice anche le difficoltà nel rinnovo di Kessie, le chiavi del centrocampo rossonero le ha in mano quel ragazzino con la 8 sulle spalle, quella del suo idolo, Gattuso, a cui chiese il permesso prima di scegliere il “suo” numero. Ora è pronto a giocare il derby da protagonista con la sensazione che sarà solamente il primo di una lunga serie.

Crescere sognando San Siro 

Federico Dimarco ha Milano e ancora di più l’Inter che gli scorre nelle vene. Il ragazzo della zona est del capoluogo lombardo è cresciuto sognando San Siro. Nato in una famiglia di interisti, Federico fin da piccolo si è sempre distinto per il suo sinistro fuori dalla norma. Inizia a giocare nella squadra del suo quartiere, il Calvairate, ma in poco tempo l’Inter sente parlare lui e decide di portarlo nelle proprie giovanili. Negli anni a “Interello” Dima riesce anche a calcare il terreno del Meazza, non da calciatore ma da raccattapalle. Il momento dell’esordio da calciatore però è solo rimandato: sotto la guida di Roberto Mancini Dimarco debutta in maglia nerazzurra nel 2015 nei minuti finali di una partita di Europa League in Azerbaijan. Nella stessa stagione arriva anche la prima in Serie A, in casa, contro l’Empoli. L’anno successivo Federico inizia il suo “percorso di formazione”: una lunga serie di prestiti lo vede girare tra Ascoli, Empoli e addirittura in Svizzera al Sion.

Le esperienze della svolta però sono a Parma, dove trova continuità da titolare (oltre che un gol da capogiro proprio a San Siro contro l’Inter), ma soprattutto a Verona. All’Hellas, gli insegnamenti di Ivan Juric gli permettono di fare il definitivo salto di qualità sia nell’interpretazione del ruolo di esterno in un centrocampo a 5 sia come “braccetto” di sinistra in una difesa a 3. Qualità tecnico tattiche che, quest’estate in ritiro, hanno conquistato Simone Inzaghi deciso a puntare forte sul ragazzo milanese contrariamente ad Antonio Conte, non convinto a pieno dalle qualità del ragazzo.

Domani per Dimarco sarà il primo derby di Milano. Dopo averne seguiti tanti prima dagli spalti, in curva nord, come ricorda sempre lui, e altri da bordo campo, oggi sembra arrivato davvero il suo momento. Che sia come esterno al posto di Perisic o da centrale al posto di Bastoni, dall’inizio o a partita in corso, Federico è pronto a vivere la sua prima stracittadina da protagonista e vuole renderla indimenticabile.

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