Commissione Cultura di Palazzo Marino, passo indietro di Sumaya

La musulmana del Pd rinuncia alla presidenza. L’attacco di Veronesi

 Sumaya Abdel Qader (Fotogramma)

Sumaya Abdel Qader (Fotogramma)

Milano, 29 giugno 2018 - Un passo indietro. Sofferto ma inevitabile. La consigliera comunale del Pd Sumaya Abdel Qader, musulmana con il velo, non sarà la presidente della commissione Cultura di Palazzo Marino. Dopo le polemiche del centrodestra ma anche le perplessità del sindaco Giuseppe Sala e della lista Sala sull’indicazione di un’esponente di fede islamica a rappresentare la cultura milanese, ieri pomeriggio Sumaya ha diffuso una nota in cui scrive che «per non prestarmi alle inutili e sterili strumentalizzazioni emerse intorno al mio nome, ho deciso di ritirare la mia disponibilità a ricoprire l’incarico di presidente della commissione Cultura».

La decisione è maturata nel corso di una riunione del gruppo del Pd in Comune che ha preceduto un Consiglio comunale caratterizzata dall’attacco del capogruppo della Lega Alessandro Morelli a Sumaya e al sindaco Giuseppe Sala: «Dobbiamo tenere lontano da Milano un certo tipo di Islam radicale». Il passo indietro di Sumaya era già stato deciso a quel punto. Il gruppo Pd guidato dal capogruppo Filippo Barberis esprime «tutta la nostra solidarietà a Sumaya che ha dovuto subire in questi giorni attacchi gratuiti e spropositati», rivendica «la piena legittimità della proposta avanzata», ma al contempo aggiunge: «Non possiamo non prendere atto della scelta di Sumaya di ritirare la disponibilità per l’incarico di presidente della commissione Cultura». Un incarico per il quale la lista Sala ha già avanzato una proposta alternativa: Alberto Veronesi, figlio dell’oncologo Umberto e direttore d’orchestra, pronto a subentrare in Consiglio comunale al posto di Elisabetta Strada, eletta in Regione lo scorso 4 marzo. Veronesi ieri mattina, prima del passo indietro di Sumaya, aveva espresso perplessità sulla consigliera musulmana: «È una persona di livello, con tre lauree. Ma andrebbe approfondita la sua posizione sulla minoranza ebraica e sullo stato di Israele. Io sono di famiglia ebraica. Mia madre è stata nei campi di sterminio insieme ad Anna Frank. Avere a che fare con qualcuno che discrimina gli ebrei per me non va bene. Se la cultura a Milano dovesse essere non aperta a tutti, sarebbe oggettivamente sbagliato. Andrebbe approfondita anche la posizione di Sumaya sui vaccini, che lascerebbe intendere una cultura anti-scientifica. Io porto la bandiera che era quella del mio caro papà, quella della ricerca, dell’apertura e della non discriminazione». Veronesi si dice «onorato dell’indicazione data dai colleghi della lista Sala e contento del dibattito che si è aperto in Consiglio comunale» e sottolinea di essere « a disposizione per la presidenza, nel caso in cui maturassero le condizioni». Ma il Pd, dopo il no di Sumaya, non ha intenzione di rinunciare alla presidenza della commissione Cultura, tenuta fino a pochi giorni fa dalla dem Paola Bocci, che ha lasciato l’incarico dopo l’elezione in Regione. Tra i nomi targati Pd per il dopo-Bocci si parla di Angelo Turco, Alessandro Giungi e Aldo Ugliano. «Nei prossimi giorni ci confronteremo in maggioranza per definire la nuova proposta», precisa il capogruppo Barberis.

La Abdel Qader, intanto, sottolinea: «Possiamo dire che è una sfida persa? Forse sì, non certo per me, ma per la città che si batte nella via del riconoscimento dei pieni diritti. Faccio un appello: teniamo alta l’asticella dei diritti, delle pari opportunità, l’impegno contro le discriminazioni. Bisogna aver coraggio».

 

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