Roberto Formigoni, il ritorno mancato: “Non mi sento messo da parte, lavorerò a un film su Milano”

Elezioni europee, sfuma la candidatura a Bruxelles con Forza Italia: “Bocciato? Ho scelto io, avevo offerte da altri partiti”. Ora un documentario e il progetto di una scuola di formazione. “Ma non lascio la politica attiva”

Roberto Formigoni

Roberto Formigoni

Milano – «Non mi sento messo da parte. Avevo offerte non solo da Forza Italia, ma anche da altri partiti. Ho scelto io di non candidarmi per seguire due progetti ai quali tengo molto". Roberto Formigoni, 77 anni, non correrà alle Europee, né in Forza Italia né con altre formazioni. Durante la legislatura che partirà dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno, vedremo l’ex quattro volte presidente della Lombardia – che ha finito di scontare la condanna definitiva a quasi sei anni nel novembre dell’anno scorso – nell’inedita veste di sceneggiatore per un docufilm su Milano e, forse, di insegnante per nuovi politici.

Formigoni, com’è andata davvero con Forza Italia?

"Fino a due mesi fa c’era la possibilità che mi candidassi, poi è arrivata questa proposta di partecipare a un grande progetto cinematografico su Milano. Un docufilm che mi vedrà impegnato come sceneggiatore insieme a un team di grossi nomi per raccontare la straordinaria trasformazione di cui Milano è stata protagonista in questi anni. Parleranno i politici di tutti gli schieramenti, ma anche gli architetti che sono dietro alla nuova faccia della città, gli imprenditori che hanno investito miliardi, e i cittadini che qui vivono quotidianamente".

Insomma, si dà al cinema?

"Non solo. L’altro grande progetto a cui sto lavorando è quello di una scuola di formazione politica per i giovani. Perché se c’è una cosa di cui ha bisogno la politica oggi è proprio una nuova classe dirigente preparata. In questi anni tante volte mi sono trovato a parlare di politica coi giovani e ho tenuto lezioni informali, mettendo a disposizione la mia esperienza. Ecco, vorrei trasformare tutto questo in una vera scuola di formazione. Del resto, una volta la Dc poteva contare sugli oratori e i circoli, dove i ragazzi si formavano e discutevano di politica. Ora questi luoghi non esistono più e la qualità dei nostri politici ne risente. Adesso i candidati si scelgono per la fedeltà al leader di turno".

Parla di Dc, oratori, circoli, reperti di un’altra epoca, non si sente un po’ fuori dal tempo?

"Assolutamente no. E non solo perché i partiti continuano a cercarmi. Lo vedo quando cammino per strada: le persone mi fermano, mi chiedono di tornare, i ragazzi – che di certo non c’erano quando ero presidente della Regione – mi chiedono di fare una foto, mi incoraggiano".

Ora le campagne elettorali si fanno soprattutto sui social. Sarebbe pronto a sostenerne una a colpi di post su Instagram?

"Io preferisco ancora il contatto diretto con le persone, ma ho fatto dodici campagne elettorali, sempre con un certo successo. Penso proprio di sapere come si facciano. Sui i social ora non ci sono ma ci sono stato. Sono convinto che ci si debba stare sempre con un atteggiamento critico, perché il rischio di condizionamento del pensiero è altissimo. Anche per questo credo si debbano educare i giovani al dialogo e alla politica vera".

La vedremo ancora in politica o questa era l’ultima occasione?

"Non ho rinunciato alla politica attiva. Ora ho questi due progetti ai quali mi voglio dedicare e che penso possano essere utili alla collettività esattamente come dovrebbe essere la buona politica. Per quanto riguarda una mia candidatura aspetterò il prossimo appuntamento: le elezioni politiche nel 2027".

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