Pippo Civati: "Festeggio i due anni di Possibile con una nuova scissione del Pd"

L'ex enfant terrible della Leopolda, fu il primo a lasciare Renzi

Pippo Civati presenta 'Possibile' (Ansa)

Pippo Civati presenta 'Possibile' (Ansa)

Milano, 6 aprile 2017 - Fra un mese Pippo Civati celebrerà il secondo anno del divorzio da Matteo Renzi. Nel 2010, ma sembra passato un secolo, erano i due ragazzi terribili sul palco della prima Leopolda, quella dei rottamatori. Ma le loro strade si sono presto divise. Oggi l’onorevole Civati, 41 anni, monzese, è il segretario di «Possibile», il movimento politico di una sinistra liberale e socialista da lui fondato due anni fa, un paio di settimane dopo lo strappo col Pd.

Onorevole Civati, lei fu il primo ad andarsene. Lasciò il partito quando era impopolare farlo, quando Renzi era ancora sulla cresta dell’onda. Non ha mai rimpianto quella scelta?

«Assolutamente no. Anzi, credo che celebrerò questo anniversario, i miei due anni senza Renzi, con una nuova scissione del Pd dopo queste primarie. Altri stanno attendendo l’esito del congresso, ma se si impone Renzi come tutto lascia credere, se ne andranno anche loro. Ormai è una scia, paradossalmente più lui vince e più accelera questo percorso».

Il primo atto delle primarie si è concluso. Renzi ha vinto molto bene nei circoli, con il 68 per cento. Lui parla di numeri impressionanti, per sottolineare le dimensioni della vittoria. Lei se lo aspettava?

«Sì, lo avevo previsto. C’è stata una forte polarizzazione del corpo del partito democratico sulla figura di Renzi. Non credo che ci saranno grandi sorprese…».

Però hanno votato in pochini, appena 266 mila…

«Sì, infatti si potrebbe dire che la mozione di chi non ha partecipato al voto è arrivata seconda. È un dato non trascurabile».

Cosa rimprovera in particolare a Renzi?

«Di non aver costruito relazioni o dinamiche di dialogo con nessuno. Dovevi essere per forza d’accordo con lui, anche le forme di dissenso più soft sono state vissute male, mal tollerate. Questo suo modo di fare è il principale ostacolo alla ricostruzione del centrosinistra. La spaccatura l’ha provocata lui e ora fa fatica a ricomporla. Dovrebbe dire a chi se n’è andato: vi siete sbagliati ma se vorrete discuterne con me io ci sarò sempre. Invece dice: andatevene pure, non vedevamo l’ora. Ma non doveva essere il grande partito che dava voce a tutti? Non si accorge che è proprio a causa della sua prepotenza che il partito perde forza?»

Anche lei ritiene che Renzi pensi a un’alleanza con Forza Italia dopo le elezioni?

«Il governo di larghe intese non sarebbe certo una novità. Lui viene da una sconfitta pesantissima, quella del referendum. Io gli consiglierei più cautela ma gliel’ho detto mille volte, cosa vuol farci, ormai sono un gufo alla carriera. Io non gli dicevo: guarda Matteo che se fai così me ne vado, gli dicevo: guarda che se fai così se ne vanno gli elettori».

L’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che ha dato vita a «Campo Progressista», dice di lavorare per allargare il più possibile la coalizione, per realizzare un folto schieramento di «sinistracentro». Lei che ne pensa? Come giudica questo tentativo?

«A me va bene. Ma non capisco come faccia a convincere Renzi a starci. Come si può immaginare di coinvolgerlo? Vista la politica che l’ex premier ha fatto in questi anni, è un equivoco pensare di fare una lista che vada da Fratoianni o Civati fino a Renzi. Anche a me piace la letteratura d’evasione, ma la politica è un’altra cosa».

Pisapia vorrebbe scongiurare un governo Renzi-Berlusconi…

«E come fa a scongiurarlo? Fa una macumba?»

Con quale legge elettorale andremo a votare?

«Non so, io posso dirle che preferirei un sistema alla tedesca, un mix intelligente di proporzionale e uninominale».

Ma siamo ancora in alto mare. Si troverà un accordo?

«Guardi, ora siamo nella fase in cui ciascuno dice: ma io cosa ci guadagno?»

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