Effetto Moratti sul Pd: Cottarelli in dubbio e il Terzo polo lascia i Dem senza intesa

L’economista era pronto se supportato da una coalizione ampia, che ora non c’è più. Verso le primarie: uno tra Maran e Majorino potrebbe provarci

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Milano - L’ufficializzazione della candidatura di Letizia Moratti alla presidenza della Regione Lombardia, nel 2023, sotto le insegne del Terzo Polo, ha almeno tre ripercussioni immediate in casa di quel Pd che fino all’ultimo ha sperato in un’alleanza con renziani e azionisti: allontana, forse stronca, la possibilità di una candidatura dell’economista Carlo Cottarelli a Palazzo Lombardia, avvicina l’ipotesi delle primarie e, al tempo stesso, fa ripartire il pressing perché si trovi una figura capace di unire tutte le anime della sinistra senza dover passare dalla consultazione interna. L’ipotesi di un ritorno di fiamma con il Movimento 5 Stelle, invece, resta residuale, almeno per ora. Solo nei prossimi giorni Dario Violi, coordinatore regionale dei pentastellati, tornerà a confrontarsi con Giuseppe Conte sulla strategia con la quale affrontare le elezioni Regionali.

Cottarelli, come noto, aveva già dato la propria disponibilità a correre per la presidenza della Regione, persino in ticket con la stessa Moratti. Tant’è che soltanto venerdì, secondo quanto riferiscono fonti qualificate, aveva ricevuto da Carlo Calenda rassicurazioni sul fatto che avrebbe giocato la partita lombarda da protagonista. Ieri, invece, la doccia fredda. E il cambio di scenario. Cottarelli, infatti, aveva vincolato la propria candidatura a due condizioni: che fosse supportata da "una coalizione sufficientemente ampia", che comprendesse anche il Terzo Polo, e che non si dovesse passare dalle primarie.

Invece la coalizione che il Pd può costruire è, oggi, la stessa che ha disputato le ultime Politiche, quella composta da +Europa, Sinistra Italiana e Verdi, non fosse per l’aggiunta di liste civiche. Dietro al "no" opposto all’opzione Moratti c’era (anche) la convinzione che per la diretta interessata il sostegno del Pd fosse a tal punto qualificante da indurla a rinunciare alla candidatura nel caso in cui non sarebbe stato possibile averlo ma anche la speranza che le pressioni degli esponenti locali del Terzo Polo, gli stessi con i quali si è fatta opposizione in Regione in questi 5 anni, avrebbero potuto condurre a più miti consigli Calenda e, soprattutto, Matteo Renzi, vero decision maker dell’area centrista. Aspettative infine scontratesi con la realtà. Quanto all’eventualità di recuperare un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, la strada è tutta in salita: "Mi piacerebbe si potesse partire dai programmi – spiega Violi –, ma nessuno ne parla. Nei prossimi giorni incontrerò Conte per concordare la strategia per le Regionali. Certo è che noi avevamo avvisato il Pd, sapevamo che Calenda avrebbe fatto come a luglio".

Quanto alle primarie di coalizione, l’assemblea regionale dei Dem ieri ha dovuto metterle nero su bianco nella relazione finale anche in reazione ad un ordine del giorno sottoscritto da 50 firmatari. Un documento che nasce nell’alveo degli autoconvocati, il movimento promosso da quel Pierfrancesco Maran, assessore milanese alla Casa, che ora, insieme all’altro Pierfrancesco, l’eurodeputato Majorino, potrebbe candidarsi alla consultazione interna. Altri possibili candidati sono Emilio Del Bono, sindaco di Brescia, e Fabio Pizzul, capogruppo del Pd in Consiglio regionale. Perché le primarie si facciano, però, serve che siano d’accordo anche gli altri partiti: un passaggio che ieri Vinicio Peluffo, segretario regionale del Pd, ha chiarito più volte nella conferenza stampa convocata dopo l’assemblea regionale.

Intanto si lavorerà ad un “Comitato di saggi“ che metta a punto le regole del voto ma anche una piattaforma programmatica minima da condividere. Un lavoro, quest’ultimo, che dovrà essere concluso entro il 3 dicembre, come si legge nella relazione dell’assemblea lombarda. Nello stesso documento si pone, invece, la scadenza del 20 novembre per la chiusura dellìassemblea, che resta convocata in forma permanente . Parallelamente si proverà a riaprire qualche canale utile a trovare figure che possano unire la coalizione senza primarie. Ripartirà il pressing sull’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, ma anche su Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico: entrambi si sono detti indisponibili e tra i due è più facile convincere il primo. Altro profilo auspicato da più parti ma difficile è quello dell’ex ministro Lorenzo Guerini. Quanto a Cottarelli, come detto, le quotazioni sono in calo. Resta uno spiraglio.

 

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