Lockdown, i commercianti: "Speriamo di salvare almeno il periodo di Natale"

Esercenti tra sconforto e rabbia per la nuova zona rossa. Malcontento più per il metodo 'tira e molla' che per le norme

Solo in corso Buenos Aires almeno 30 negozi hanno abbassato per sempre le saracinesche

Solo in corso Buenos Aires almeno 30 negozi hanno abbassato per sempre le saracinesche

Milano, 5 novembre 2020 - Monta la rabbia fra i commercianti, più sul metodo che sulla misura della zona rossa in Lombardia. Così per tutta la giornata i negozianti hanno vissuto ore di angoscia.

Alle 18 Adriano Rizzo, titolare della Toasteria Italiana di corso San Gottardo, non sa ancora cosa rispondere ai suoi dipendenti: "Io sto per chiudere. Non so ancora se i miei collaboratori dovranno presentarsi di mattina oppure no, se devo fare partire gli ordini o se devo portarmi via le scorte di salumi per evitare di buttarli via, come era successo durante il primo lockdown. È davvero una follia", dice. «Nella situazione drammatica che stiamo vivendo coi contagi e i morti, la chiusura la possiamo anche accettare. Purché la disposizione sia comunicata coi modi e nei tempi giusti", rimarca Leonardo Sportelli della boutique di pipe, "Al Pascià", dal 1906 in quel di via Torino. Poco più avanti Stefania Bergaglia, titolare di Sweet Sweet Way, dovrebbe essere graziata con ogni ipotesi, in quanto i suoi dolciumi erano stati equiparati agli alimentari a marzo.

Eppure il pensiero che le frulla nella testa è di spegnere comunque l’insegna: "Otto mesi fa avevo fatto il tentativo di tenere aperto. Ho resistito solo qualche giorno. In giro non c’era nessuno e io mi dovevo chiudere dentro a doppia mandata… Bussavano solo i clochard e i tossicodipendenti per chiedere monetine. Se ci sarà zona rossa chiuderò anch’io". La stessa scelta che vuole fare Carla Novati, titolare dell’erboristeria Essentia di viale Monza. Il codice Ateco l’aveva salvata a marzo. "Ma chi me lo fa fare di rimanere dietro al bancone? Il poco passaggio si annullerebbe del tutto. E i negozi che rimangono con le luci accese si sobbarcano solo il rischio di diventare il bancomat della microcriminalità in zona". Non avrebbe speranza di rimanere aperto con una Lombardia "rossa" Ferruccio Melchiori, titolare di Dischi Volanti in Ripa di Porta Ticinese. La musica, per i parametri in vigore, non rientra certo nel panel di attività essenziali. Eppure non si scompone: "Di fronte alla "mitragliata" di contagi e morti, alle file delle autoambulanze degli ospedali, chiudere è l’unica scelta possibile. Spero come tanti di poter salvare almeno il periodo natalizio che per gli esercenti è importante. Ma solo se questa maledetta curva dei contagi si è raffreddata. È l’ora della responsabilità".  

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