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Milano, 2 novembre 2022 - Ecco una serata che promette grosse sorprese. L’arrivo all’Alcatraz di Jacob Collier, infatti, rappresenta già di suo un evento, non fosse altro che per il clamore scatenato dal ventottenne cantautore londinese centrando il Grammy con tutti e quattro gli album della sua discografia. Bottino a cui nel 2020 s’è aggiunta pure una quinta statuetta, intascata per gli arrangiamenti di quella “He won’t hold you” realizzata con la complicità di Rapsody.
Un concerto molto atteso (e altrettanto sospirato a causa dei ripetuti rinvii) quello del Djesse World Tour, che vede Collier alle prese con le tre parti pubblicate finora dell’ambiziosissimo progetto “Djesse” e qualche assaggio della quarta, in uscita l’anno prossimo, oltre che del primissimo “In my room”. Non manca pure qualche cover in bilico tra Beatles, Elvis e Queen che riporta il ragazzino degli esordi, chiuso nella sua cameretta ad inseguire i sogni suonando ogni tipo di strumento. E, forse, non potrebbe essere diversamente se è vero che la prima occasione di mettere in mostra la sua “valentia” artistica Jacob se l’è costruita nel 2012 postando su YouTube una su interpretazione della “Don’t you worry about a thing” di Stevie Wonder divenuta virale in un amen.
Questo grazie anche all’abilità con cui l’autore e polistrumentista britannico, che fra i suoi Grammy ne ha uno pure per la rielaborazione del celebre tema della serie tv “Flintstones”, riesce a sfuggire le classificazioni rivelandosi, a seconda dei casi e delle situazioni, non proprio jazz, non proprio folk, non proprio rhythm’n’blues. "Un brano come ‘Don’t you worry about a thing’ ha tali capacità di reinvenzione che non è stato difficile cambiargli volto" racconta. "Quincy Jones è incappato per caso nel video di quel pezzo e mi ha inviato un esuberante messaggio di felicitazioni. Sono rimasto incredulo, entusiasta, sbalordito".
Da lì ad entrare nel team di Jones è stato un attimo. "Non avevo ancora idea di cosa fare, ma Quincy mi ha permesso di realizzare una dopo l’altra tutte le aspirazioni che avevo". Quella colonna sonora in quattro dischi di un film ancora tutto da scrivere che è “Djesse”, costituisce l’ultimo di questi progetti. Ma il più importante, al momento, è il tour mondiale che stasera sbarca Jacob Collier a Milano.
"La cosa più importante imparata finora è che in scena non devi fingere, mai" dice lui, che in Italia fra le fans più agguerrite ha una pianista dall’orecchio fine quale Frida Bollani, figlia di Stefano e Petra Magoni. "La sera sul palco devi essere lo stesso che sei di giorno per strada. C’è qualcosa di meraviglioso, infatti, nell’iniziare la tua giornata senza sapere cosa troverai e poi riempirla di esperienze".