
Leonardo Dicaprio, re della truffa "In prova a prendermi"
Milano, 27 ottobre 2023 – Le denunce rimbalzano da mezza Italia: dalla Costa Smeralda, dalla Toscana, dalla Liguria, da un paesino sperduto della Bassa parmense e dall’hinterland napoletano, e ci fermiamo qui per ragioni di spazio. Spesso il quarantaduenne, belloccio e con la risposta sempre pronta, si presentava col suo cognome, millantando un’inesistente parentela con la famiglia di imprenditori che per decenni ha gestito le acciaierie Ilva di Taranto. In altre occasioni, sfoderava generalità che facevano pensare al rampollo di una storica casata nobiliare, mentre nella Capitale avrebbe vestito i panni di un pilota di Formula Uno con residenza nel Principato di Monaco.
Arrestato a Milano
Nei giorni scorsi, il truffatore seriale Francesco Riva, con condanne già passate in giudicato e altre che potrebbero arrivare in futuro, è stato arrestato a Milano: gli agenti del commissariato Porta Genova lo hanno scovato in un appartamento sull’Alzaia Naviglio Grande, a due passi dalla Darsena, scoprendo peraltro che non pagava l’affitto da nove mesi. L’inchiesta-lampo dei poliziotti, coordinati dal dirigente Giovanni Meuli, è scattata qualche settimana fa per una banale lite in strada: per una questione legata ai “bisognini” di un cane, un uomo ha litigato con Riva, che in realtà si presentava all’ombra della Madonnina con le generalità di tale Federico Della Rovere, e si è preso da quest’ultimo una testata in faccia che gli ha provocato lievi ferite, giudicate guaribili in tre-quattro giorni. Una questione da giudice di pace, in sintesi. Gli investigatori, però, hanno comunque iniziato a indagare per risalire al presunto aggressore, scoprendo con non poca sorpresa che Della Rovere era in realtà Riva e che aveva un cumulo pene da scontare di 4 anni e 8 mesi, come da provvedimento emesso dal Tribunale di Genova; dall’analisi delle banche dati sono poi emersi tutti gli altri procedimenti in corso, di competenza di ben 27 Procure diverse.
Truffatore seriale
Delle sue “imprese” si trovano tracce a diverse latitudini. Nella primavera del 2015, secondo le accuse, l’uomo conosce un giovane americano molto benestante e gli racconta della sua famiglia, dell’Ilva, di fantomatici sequestri e di un patrimonio bloccato dalla magistratura. Come dire: sono ricco, ma al momento non ho liquidità. Di più: garantisce allo statunitense di essere proprietario di una villa in Versilia e di poterlo ospitare in caso di bisogno, ma gli chiede di anticipargli 200mila euro. Riva, ricostruiranno le indagini, utilizzerà quel denaro anche per pranzare e cenare in un ristorante viareggino, anticipando al gestore duemila euro e dandogliene altri cinquemila con un assegno con firma apocrifa. Qualche mese dopo, lo ritroviamo a Olbia, stando a quanto poi verificato dalla Procura di Tempio Pausania: lì avrebbe derubato un’amica, prelevando a sua insaputa quattrini dai conti bancari, e soggiornato in un albergo senza mai saldare il conto, spacciandosi per acquirente di un’azienda metallurgica dell’isola. Nel 2018 eccolo a Roma: si infila in una chat d’incontri e cattura le attenzioni di decine di donne, postando foto che lo ritraggono su uno yacht, vicino a un cavallo da corsa, su un campo da golf. Alcune ci cascano e accettano gli inviti in ristoranti extra lusso, con finale a sorpresa: «Non so come farmi perdonare, ho dimenticato tutto a casa. Non ho nulla con me». Tradotto: paga tu, poi ti faccio un bonifico. Fasullo.
L’incubo dei bed&breakfast
Le cronache capitoline raccontano pure che a un certo punto Riva era diventato l’incubo dei bed&breakfast: prenotava, dormiva e se ne andava senza pagare. Sempre a Roma è finito alla sbarra per truffa aggravata continuata: presentandosi come driver di una scuderia di F1, avrebbe convinto una ragazza conosciuta su Instagram a farsi pagare cene e pernottamenti in costosi boutique hotel, promettendole una «sponsorizzazione» per un’assunzione in una casa automobilistica.