Sofar-Alfasigma di Trezzano Rosa, sindacati: "Niente accordo sugli esuberi, inaccettabile”

Sono a rischio 33 posti di lavoro. Il sindaco: "Abbiamo chiesto di ridurre i numeri e di ricollocare i dipendenti dopo la riqualificazione". Ora la parola passa al ministero

La protesta alla Sofar-Alfasigma di Trezzano Rosa

La protesta alla Sofar-Alfasigma di Trezzano Rosa

Trezzano Rosa (Milano) –  “Niente accordo sugli esuberi”, per i sindacati "le prospettive restano inaccettabili". Pasqua amara per 33 lavoratori della Sofar di Trezzano Rosa coinvolti nella ristrutturazione di Alfasigma, colosso italiano della farmaceutica che l’anno scorso ha acquisito il marchio di casa e a febbraio ha avviato il licenziamento collettivo di 333 dipendenti in tutto il gruppo.

Chiusa la prima parte della procedura di rito per trovare la quadra senza nulla di fatto, la palla passa al ministero. A Roma si tenterà la mediazione. Non si riparte da zero, nella complicata trattativa "sono stati fatti alcuni passi in avanti – dice il sindaco Diego Cataldo –, ma non nascondiamo la preoccupazione. Abbiamo chiesto alla direzione di limare i numeri e di ricollocare dopo la riqualificazione i dipendenti che, con l’acquisizione, hanno vista cancellata o superata la propria mansione".

L’Amministrazione chiede che nessuno resti senza posto. "Il piano mina la sostenibilità e la funzionalità delle attività. Dobbiamo invertirne la rotta che consideriamo irricevibile", aveva spiegato Alessia Ripamonti della Filctem-Cgil alla vigilia dello sciopero, un mese fa, dopo la prima fumata nera al tavolo. Poi qualcosa si è era mosso, ma non abbastanza per la svolta. All’azienda "abbiamo ribadito la necessità di difendere l’occupazione – sottolinea il consigliere delegato al lavoro Adelio Limonta che partecipa agli incontri -. Le nozze fra le due società devono rispettare valori e radicamento di una presenza che per noi è fondamentale, alla Sofar, arrivata a Trezzano nel 1986, lavora metà del paese".

Sovrapposizioni di ruoli, brevetti in scadenza e necessità di ricambio di professionalità obsolete sono all’origine di una decisione su cui influiscono anche aspetti congiunturali negativi che riguardano materie prime ed energia, come i listini. Più in generale, spiega l’impresa in una nota, "la razionalizzazione si rende necessaria per attuare il nuovo piano industriale, volto ad assicurare la crescita futura per rispondere alle nuove sfide di un mercato in continua evoluzione". Ma Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil sono pronte a ripetere nella capitale quale è il punto per loro: "La ristrutturazione deve seguire il criterio dell’uscita volontaria incentivata, senza questo paletto non può esserci alcuna intesa".

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