
Paolo Bertoluzzo, ceo di Nexi
Milano – La crescita del colosso dei pagamenti digitali Nexi si scontra con una protesta sindacale, legata al contratto e alle condizioni di lavoro dopo che le trattative sono arrivate a un punto morto.
Le sigle Fisac-Cgil, First-Cisl, Uilca, Fabi e Unisin hanno proclamato infatti lo sciopero, con un pacchetto di 22 ore e mezzo di astensione dal lavoro per i dipendenti delle società del gruppo (Nexi, Nexi Payments, Service Hub, HelpLine, Siapay). Al centro della vertenza "l’armonizzazione post fusione con il gruppo Sia e il rinnovo del contratto integrativo aziendale del gruppo".
Le trattative dopo la fusione
Un’operazione, la fusione per incorporazione di Sia Spa in Nexi, che ha creato un colosso con circa cinquemila dipendenti, con quartier generale in corso Sempione a Milano, aprendo una fase di difficili trattative sui contratti. Sia è una società milanese del settore dell’Ict, che eroga soluzioni e tecnologie per il settore bancario e finanziario, piattaforme per i mercati finanziari e servizi per i pagamenti elettronici. Con la fusione tra i due gruppi, formalizzata a dicembre 2021, Nexi ha annunciato l’ambizioso obiettivo di "consolidarsi come la PayTech italiana leader a livello europeo in grado di promuovere la transizione verso un’economia cashless e digitale in Europa, capace di coprire l’intera catena del valore dei pagamenti digitali e di servire tutti i segmenti di mercato".
Le dimensioni dell'azienda
È nato così un colosso, secondo i dati resi noti al momento della fusione, con 2.9 miliardi di euro di ricavi, 1.5 miliardi di Ebitda (margine operativo lordo) e partenership con banche, imprese ed enti pubblici sull’onda della continua espansione dei pagamenti senza contanti e delle tecnologie per i trasferimenti di denaro in sicurezza.
Un percorso che ha innescato anche una vertenza sindacale, per uniformare le condizioni dei nuovi arrivati nel gruppo con quelle dei “vecchi“ dipendenti, oltre alla questione del contratto integrativo aziendale. Trattative che si sono però arenate, senza un accordo, facendo scattare quindi lo sciopero, con un pacchetto di 22 ore e mezzo di astensione dichiarato alla Commissione di garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.
Nel 2017 c’era già stata una protesta dei dipendenti, con sciopero e presidio in corso Sempione, che chiedevano chiarezza sul loro futuro quando l’Istituto Centrale Banche Popolari Italiane (Icbpi) aveva lanciato il nuovo brand Nexi al culmine di un processo di ristrutturazione iniziato nel 2015. Ora la nuova protesta sulla quale Nexi, contattata dal Giorno, preferisce al momento non rilasciare dichiarazioni.