"Nessun candidato. Restiamo chiusi". Quando l’offerta non incontra domande

Il caso della farmacia che non trova laureati. L’allarme era già scattato per medici, operatori di Rsa, educatori, panettieri e sarti

L’attività commerciale che resterà chiusa fino al 9 maggio

L’attività commerciale che resterà chiusa fino al 9 maggio

Milano - Si fatica a trovare personale per le Rsa. Scarseggiano gli educatori nelle comunità. L’allarme era già scattato per panettieri, pizzaioli, sarti e non solo. E se a volte il lavoro viene rifiutato perché non rispecchia le proprie aspettative, magari quelle di un laureato che non trova il posto dei sogni e che non si arrende a “un ripiego“, capita sempre più spesso che il deserto di candidati riguardi professioni prestigiose e che richiedono proprio il “pezzo di carta“.

Come quelle di medico e farmacista. Possibile, viene da domandarsi, che una farmacia sia costretta a restare chiusa perché non trova laureati disposti a coprire i turni scoperti? Stando al cartello spuntato nell’attività del Centro commerciale Metropoli di Novate Milanese, al confine con la Bovisasca e Quarto Oggiaro, pare proprio di sì. Ma qual è il problema? Ce lo domandiamo oggi, giornata in cui si celebra la Festa dei lavoratori. Cosa c’è dietro? Manca la “voglia di lavorare“? Le condizioni proposte sono poco allettanti? Nella farmacia in questione è stato proprio scritto che "A causa dell’impossibilità nel reperire personale laureato la farmacia rimarrà chiusa fino al 9 maggio". Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, spiega al Giorno che "la carenza di farmacisti è realtà. E questo succede perché c’è il numero chiuso all’università. Con il passare degli anni, i giovani sono stati attratti da altre facoltà. E di conseguenza il numero di farmacisti è inferiore rispetto al passato".

Alla domanda sulle condizioni di lavoro (e sull’eventualità che potrebbero non essere considerate vantaggiose), la presidente risponde che "il contratto è stato appena rinnovato e sono già scattati gli aumenti salariali". Forse, riflette, "il tempo di pandemia potrà cambiare le cose in meglio: quella del farmacista è una professione straordinaria. Grazie alle proprie competenze è possibile alleviare le sofferenze delle persone ed essere punti di riferimento nei territori". Diversa è la questione “chiusura“: "Una farmacia – evidenzia Racca – è un presidio sanitario. Può chiudere solo se autorizzata a farlo". Nei mesi scorsi erano emersi problemi in altri settori: a rischio i servizi per mancanza di infermieri e Oss, tanto che alcune case di riposo rimaste con l’acqua alla gola avevano prospettato la chiusura, proprio per carenza di personale. Alcuni esperti avevano sottolineato che "questo è un lavoro che non piace più ai giovani e per il quale servirebbe una campagna informativa tra le fasce di età giovanili per spiegare, più n generale, la bellezza di un lavoro sociale e educativo".

Nei giorni scorsi, su queste pagine avevamo raccolto anche l’allarme delle comunità educative: solo nei primi mesi del 2022, proprio per la carenza di educatori che rendeva impossibile rispettare gli standard, hanno dovuto chiudere i battenti quattro comunità iscritte nel registro nazionale dei centri abilitati per accogliere minorenni autori di reati, fra Altomilanese e province di Pavia e Lodi. Altre 5 avevano chiuso nel 2021. Quelle che accolgono in maniera strutturata e sistematica giovani provenienti dal circuito penale ora si contano sulle dita di una mano, nonostante l’aumento della criminalità e del disagio giovanile. La carenza di personale mette in crisi anche quelle fuori dal circuito penale (la Lombardia conta quasi 800 servizi residenziali per minori e circa 360 comunità). Strutture che accolgono minori non accompagnati e ragazzi allontanati dalle loro famiglie, per proteggerli da violenze, maltrattamenti o conflitti fra genitori. Un esercito composto da circa tremila ragazzi. Servirebbero, secondo le stime del Cnca Lombardia, almeno 400 nuovi educatori da inserire nelle comunità lombarde. Le ultime norme, inoltre, hanno ristretto l’accesso alla professione e i maxi-concorsi nelle scuole hanno fatto il resto.

Capitolo a parte per i giovani che non studiano e non lavorano: i neet. In Italia sono oltre 2 milioni i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che si trovano in questa condizione. Il 24%, come confermano gli ultimi dati Istat. Un numero in crescita rispetto al 2020; un’impennata dovuta anche alla pandemia. In Lombardia, come in generale nelle regioni del Nord, la situazione è migliore rispetto alla media: i neet rappresentano il 17,4% del totale, con il 19,7% di ragazze inattive e il 15,3% di ragazzi (a livello nazionale: 21,3% di maschi e 25% di femmine), ma il quadro è peggiorato rispetto al periodo pre-Covid: la fotografia dei dati mostra il 3% di neet in più.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro