REDAZIONE MILANO

Consumiamo più di quello che la Terra riesce a riprodurre La pandemia ha rallentato il trend, ma l’Italia è ancora indietro tra i paesi industrializzati

Il 22 agosto il mondo aveva esaurito le risorse prodotte in un anno. Il Belpaese fa peggio anche della Cina

La buona notizia è che quest’anno le risorse del pianeta si sono esaurite più tardi rispetto all’anno scorso. L’Overshoot Day, cioè il giorno dell’anno nel quale entriamo ufficialmente in debito con gli ecosistemi naturali per le risorse che consumiamo, quest’anno è caduto il 22 agosto, quasi un mese dopo rispetto all’anno scorso, quando era caduto il 19 luglio. Sono stati i lockdown causati dalla pandemia di Covid-19 che ci hanno bloccati a casa, mandando a picco i consumi in tutto il mondo. Era da 15 anni che l’Overshoot Day non si registrava così tardi: nel 2005 cadde il 25 agosto.

La cattiva notizia è che questa riduzione non può essere considerata un successo, perché non si tratta di un cambiamento strutturale, ma solo di una ricaduta temporanea data dall’impatto della pandemia e delle misure adottate dai governi. In pratica, il mese guadagnato non è merito nostro, ma solo un effetto del coronavirus che potrebbe essere vanificato già il prossimo anno, se non interveniamo sul nostro modo di produrre, distribuire e consumare. A calcolare il giorno del "sovrasfruttamento" del pianeta è il Global Footprint Network, un centro di ricerca internazionale fondato nel 2003 dall’ambientalista scvizzero Mathis Wackernagel, che tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’umanità, cioè della nostra impronta ecologica. Il giorno in cui il pianeta non riesce più a "star dietro" alle nostre richieste e a rigenerare le risorse che chiediamo per vivere, mangiare, produrre energia, assorbire i nostri gas inquinanti, segna l’inizio del debito, l’Overshoot Day: da quel momento e fino alla fine dell’anno vivremo consumando risorse che la Terra non è in grado di rigenerare in quell’anno, di fatto sottraendole al futuro. Allo stato attuale delle cose, la Terra impiega un anno e otto mesi per rigenerare le risorse che consumiamo in un anno. L’umanità, infatti, utilizza attualmente il 60% in più di quanto si possa rinnovare all’interno dello stesso anno. In pratica, è come se si consumassero le risorse di 1,6 pianeti Terra.

Per quanto riguarda l’Italia, però, le ricadute della crisi economica seguita alla pandemia non hanno cambiato molto la situazione: quest’anno l’Oveshoot Day italiano è caduto il 14 maggio, il che significa che se in tutto il mondo si applicasse lo stile di vita italiano, ogni anno servirebbero le risorse di 2,7 Terre. Come spiega il Global Footprint Network, l’impronta ecologica di una nazione "include le aree biologicamente produttive necessarie a produrre cibo, fibre e legname che la popolazione di quel Paese consuma, ad assorbire i materiali di scarto (come le emissioni di CO2) prodotti per generare l’energia che un Paese utilizza e a sostentare le infrastrutture che il Paese realizza".

In pratica, nel bilancio ecologico di un Paese, questa voce rappresenta le spese.

La biocapacità è invece la capacità degli ecosistemi di un Paese di "far fronte" alle nostre richieste e rigenerare le risorse. Nel bilancio ecologico, rappresenta "le entrate". Quando l’impronta ecologica di una popolazione supera la biocapacità dell’area disponibile per quella popolazione, la nazione è in deficit ecologico: significa che sta importando biocapacità attraverso il commercio. È il caso dell’Italia, che ha una biocapacità per abitante è di 0,9 gha e un’impronta ecologica di 4,4 gha. Abbiamo un deficit ecologico di 3,5 gha: condividiamo l’Overshoot Day nazionale con la Francia, ma facciamo peggio di Regno Unito, Spagna, Portogallo, Grecia, Romania, di gran parte dei Paesi del Centro e Sud America e della Cina.

Elena Comelli