Cologno Monzese, crisi Siae: azienda pronta a trasferire la produzione in Cina

In commissione regionale l'azienda di telecomunicazioni ha confermato l'idea di dislocare il comparto manifatturiero, per concentrarsi sulla ricerca. Il 31 gennaio si aprirà il tavolo con gli assessorati alla partita, i sindacati e i vertici della società

Cologno Monzese, 25 gennaio 2024 – È a un passo dalla Cina il settore produttivo di Siae Microelettronica, l’azienda di telecomunicazioni di Cologno Monzese, che da tempo vive una profonda crisi. Lo scenario, emerso dall’audizione in commissione regionale, è sempre più nero.

“È caduto il velo, dopo mesi di finte rassicurazioni che ha dato l’azienda. Anche in questa sede istituzionale, la società non ha saputo dare risposte sulla produzione, lasciando un’incognita sulle ricadute che ci saranno per tutta la filiera e per l’intero sistema Paese – commenta Giorgio Pontarollo della Fiom Milano -. È stato detto che Siae vuole cambiare modello di business aziendale, focalizzandosi prevalentemente su sviluppo e ricerca".

il presidio dei lavoratori sotto il palazzo della Regione
il presidio dei lavoratori sotto il palazzo della Regione

Gli annunci e la realtà

Dichiarazioni che ribaltano gli annunci dei mesi scorsi, quando era stata garantita la tenuta occupazionale con un piano di rilancio e non di tagli e dislocazioni. "In questi mesi sono stati approssimativi e scorretti. Abbiamo chiesto un intervento agli assessori regionali per essere accompagnati in un contesto ministeriale, anche perché abbiamo scoperto che Siae si è già mossa in autonomia, proponendo un piano di ricapitalizzazione attraverso Cassa Depositi e Prestiti”.

Quindi, attraverso fondi statali. “Ma con quali garanzie? Lo Stato copre i debiti generati da sbagliate scelte aziendali e poi la società prende i soldi per lasciare a casa 140 persone e per spostare la produzione in Cina? – chiede Pontarollo – Abbiamo bisogno di paletti. Già oggi Siae ha usufruito di un contratto di solidarietà, ha annunciato di mettere in campo tutte le azioni possibili per la tutela occupazionale e poi ha iniziato una trattativa con i cinesi per licenziare e disfarsi di un reparto intero”.

Sindrome cinese

Il 31 gennaio si aprirà il tavolo regionale, con un primo incontro che vedrà gli assessorati direttamente coinvolti, i sindacati e i vertici aziendali. "Ma la questione per noi deve diventare nazionale – sottolinea Pontarollo -. Perché parliamo di un settore strategico nella transizione tecnologica. E perché chiediamo coerenza a un Governo che ha definito la Via della Seta come il male assoluto e poi assiste a un’autostrada senza regole che da Cologno porta alla Cina”.

Il tempo non è mai stato così nemico. I fondi che dovevano entrare non si sono visti, la controllata SM Optics non è ancora stata venduta con i suoi 230 addetti (è ancora in corso una due diligence e la trattativa con un gruppo francese), ci sono sempre più problemi di liquidità. "Gli stipendi e la 13esima sono stati recuperati, ma abbiamo saputo che l’azienda è in ritardo di un trimestre sul versamento dei contributi e ha chiesto all’Inps di rateizzare gli arretrati”.

Il fronte aziendale

La società di via Buonarroti, però, ha anche assicurato di essere pronta a ricevere proposte che possano far regredire o addirittura azzerare gli esuberi, passando così la palla alle istituzioni pubbliche. "Confermo che siamo in ritardo sui tempi che avevamo previsto ma l’approccio con Invitalia (l’agenzia governativa per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, ndr) è stato positivo e ci auguriamo di avviare al più presto una due diligence per cominciare a ricapitalizzare l’azienda – spiega il dirigente di Siae Stefano Poli – Ovviamente questo comporterà l’assunzione di precise garanzie in merito agli esuberi e al progetto di delocalizzare parzialmente la produzione in Cina. La competizione nel nostro settore è molto forte, ci dobbiamo confrontare con colossi da miliardi di euro e dobbiamo focalizzarci sulla ricerca e sviluppo per restare sul mercato”.

Le voci della politica

Una ricetta che fa preoccupare parte della politica regionale. "Dopo l'audizione di oggi è chiaro che serve da subito un rilancio serio dell’azienda che salvaguardi l’attuale perimetro occupazionale. Siamo contrari a ogni ipotesi di ristrutturazione che possa prevedere l’indebolimento degli asset aziendali – afferma Onorio Rosati, consigliere regionale di Alleanza Verdi Sinistra e Reti Civiche in Lombardia -. È inaccettabile pensare che si possa investire sul segmento dello sviluppo e ricerca e si tagli la parte del manifatturiero. Basta dare altri finanziamenti pubblici senza garanzie occupazionali”.

A breve partirà un bando promosso da Regione e rivolto alla filiere tecnologiche, per potenziare i processi innovativi e o nuovi progetti con una dotazione di 30 milioni di euro, a cui se ne aggiungeranno altri 4 destinati a ricerca e sviluppo. "Una delle strade percorribili, oggi presenti sul tavolo, è quella di inserire questa realtà nel circuito virtuoso di ricerca e sviluppo tecnologico che la Regione sta sempre più rappresentando a livello internazionale – sottolinea la consigliera regionale della Lega Silvia Scurati – Continueremo a lavorare per trovare una soluzione positiva con i vari protagonisti della crisi con l’obiettivo principale di mantenere sul territorio una azienda strategica e di valore con il proprio patrimonio umano”.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro