Crisi infinita, cassa integrazione boom: soffrono industria e commercio

Milano maglia nera in Lombardia

operaia al lavoro (Archivio)

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Milano, 16 settembre 2019 - Una crisi che continua a mordere, nonostante timidi segnali di ripresa. Imprese in affanno, attività che fanno fatica a tirare avanti e migliaia di posti di lavoro in bilico anche a Milano e hinterland, uno dei motori dell’economia italiana. Nella Città metropolitana l’estate ha fatto registrare un incremento del 137% del ricorso alla cassa integrazione rispetto ai mesi di aprile e maggio di quest’anno. Il passaggio da 612.000 ore autorizzate a 1.452.700 ore autorizzate è un «segnale di grandi crisi per le aziende», non solo industrie ma anche terziario, uffici e negozi. Lo scenario emerge da un rapporto della Uil, che ha messo a confronto le performance delle province lombarde. E Milano è uno dei territori maglia nera, in un panorama che quest’anno, rispetto al 2018, vede in generale un calo della cassa integrazione nella regione. Confrontando il dato del 2019 con quello dello stesso periodo dell’anno scorso (giugno e luglio) si registra una diminuzione del 5,2%, mentre rispetto ai due mesi precedenti (aprile e maggio 2019) le ore concesse di Cig, sia ordinaria sia straordinaria, sono scese del 7,2%.

A livello provinciale si registra una forte tendenza al ribasso nel confronto sull’anno. Sondrio, performance migliore, segna un -46,1%. Maglia nera, invece è Mantova che sull’anno si attesta a un +156,2%. Nelle altre province la situazione è a macchia di leopardo: Bergamo segna un -20,7, mentre a Brescia la Cig cresce di poco (+4,9). Poi Como (+55,7%), Cremona (+55,2%), Lecco (+41,4%), Lodi (-43,2%), Pavia (+2,5%), Varese (-3,5%). È nel confronto tra maggio e aprile di quest’anno che si avvertono gli effetti del rallentamento dell’economia: il ricorso alla cassa integrazione, infatti, è cresciuto complessivamente del 20%. «I dati – spiega Danilo Margaritella, segretario generale della Uil Milano e Lombardia – confermano che non c’è ancora fine alla crisi economica che purtroppo continua a farsi sentire con una sofferenza occupazionale importante». Il campanello d’allarme suona in particolare per territori come il Milanese e la provincia di Bergamo, a tradizionale vocazione industriale, dalle multinazionali alle piccole e medie imprese.

Rispetto ad aprile e maggio 2019, infatti, Milano e Bergamo tra giugno e luglio registrano un incremento rispettivamente del 137% e del 143,5% con «conseguente segnale di grande crisi per le aziende». Anche Lodi, con un + 134%, rappresenta una provincia dove si sta facendo sentire l’effetto delle crisi aziendali. Aumento preoccupante anche se meno consistente per Brescia (+9,7%) e Lecco (+4,6%). Analizzando, invece, i settori di attività, l’industria è sempre in testa con 22.698.662 di ore autorizzate il Lombardia, seguita dall’edilizia (1.330.000 ore) e del commercio (1.757.000 ore). E le prospettive per il futuro, secondo il sindacato, non sono rosee. «Il dato potrebbe crescere nei prossimi mesi anche sulla scorta delle crisi internazionali, dei dazi e dei rallentamenti economici dei paesi europei», sottolinea Margaritella. «Ci auguriamo che il nuovo Governo, anche attraverso un confronto diretto con i sindacati possa realmente trovare la ricetta giusta per creare occupazione e rilanciare gli investimenti puntando su settori come la sostenibilità e l’ambiente che rappresentano il nostro futuro – conclude – e che realizzi quanto previsto nel programma del nuovo esecutivo in termini di riduzione delle tasse».

 

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