
SUL PALCO Sgarbi torna al Carcano dopo il cambio di programma di quindici giorni fa
Milano, 21 ottobre 2018 - «Ho voluto che il riferimento a mio padre divenisse una specie di introduzione letteraria alla lezione, prima di passare alla pittura, avendo lui scritto quattro libri fra i 93 e i 97 anni. Dei memoriali, densi di verità e di racconto, che mi sono sentito di illustrare». Spiega così Vittorio Sgarbi le parole gonfie di emozione che hanno caratterizzato il suo incontro di domenica l’altra al Franco Parenti. Una lectio che avrebbe dovuto concentrarsi su «L’autunno del nostro talento» e che invece è diventata un’inaspettata parentesi biografica: voce rotta e aneddoti familiari. O così si racconta. Un po’ spiazzati gli spettatori.
Ma oggi alle 11.30 si rimedia, nel caso con lo stesso biglietto della volta scorsa. Andando finalmente a raccontare di Michelangelo, Tiziano, Caravaggio, Rembrandt, Monet, il Parmigianino. Fino ad arrivare alla metafisica di Giorgio Morandi. «Alcuni, come Raffaello, vivono una sorta di giovinezza esclusiva; altri artisti invece trovano nell’età avanzata una nuova forza, nonostante l’indebolimento fisico. E fra questi non si può non pensare ai capolavori di Tiziano. Alla fine è la prima volta che affronto l’argomento in pubblico nonostante ne abbia scritto, credo venga naturale approfondirlo. Tempo fa c’era stata anche l’ipotesi di progettare una mostra, ma poi non se ne è fatto nulla. Peccato. C’è un’evidente attitudine a considerare con maggiore interesse l’energia della gioventù, una fascinazione che però deve confrontarsi con il valore di tante opere dell’età matura».
Citazione shakespeariana per il titolo (siamo pur sempre al Franco Parenti) e orario da aperitivo mattutino, dopo che si è usciti ad andare a comprare il giornale, prima dell’arrosto della nonna. Il resto è nelle mani di uno Sgarbi che torna ad indossare i panni del professore. Magari ribaltando pure qualche luogo comune. «Se c’è un tratto che lega tanti artisti nell’età matura – conclude – è la maggiore libertà dei sensi, una fioritura. Allo stesso modo la pittura tende ad obbedire meno alle regole. Come se queste ultime servissero unicamente in una prima fase utopica della vita e poi diminuissero piano piano il loro rigore».