MARIA GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Prima della Scala, il tenore Francesco Meli è Don Carlo: “Sul palco uno scontro tra titani. Ma siamo tutti amici”

La star della lirica: "Mi affido totalmente a Verdi. Non interpreto l’Infante di Spagna, lo sento, lo vivo. Lo spettatore da stupire? La moglie Serena Gamberoni, soprano

Il tenore Francesco Meli

Il tenore Francesco Meli

Milano – Francesco Meli a ogni ruolo si conferma il più grande tenore verdiano di questo secolo. È la volta di Don Carlo, principe ferito dalla vita, rifiutato dal padre, innamorato e ricambiato dalla donna sbagliata. Raffinato e colto, voce ricca di sfumature, al suo sesto 7 dicembre, racconta: "Ho ascoltato, studiato la musica, mi affido sempre e totalmente a Verdi. Non ‘interpreto’ Don Carlo, lo sento, vivo con la mia sensibilità e la mia storia".

Meli, chi è Don Carlo?

"Una figura non così singolare: Verdi ha creato spesso ruoli complessi, con una forte emotività come Simon Boccanegra, lo stesso Macbeth. Don Carlo è un uomo fragile, di grandissima sensibilità; guarda la realtà in maniera amplificata, nel bene e nel male. Oggi diremmo che vive sopra le righe; basta pensare all’inizio del secondo atto, quando incontra la regina, la donna che ama, ricambiato, e che è diventata moglie di suo padre. Don Carlo si comporta con entusiasmo, fa promesse, inconsapevole della situazione. È anche un uomo dell’Ottocento, disposto ad atti eroici; il duetto finale con Elisabetta diventa un arrivederci “in un mondo migliore”, non quello in cui vivono i due innamorati. Entrambi sognano un “futuro” di libertà".

Quella che va in scena è la versione in quattro atti che Verdi scrisse per la Scala nel 1884.

"È la più serrata, manca il primo atto in cui si racconta l’innamoramento fra Isabella-Elisabetta e Carlo. Nella versione scelta si entra subito nella vicenda: Don Carlo è distrutto dagli eventi, soffre per un amore impossibile, è schiacciato dal tempestoso rapporto con il padre, Filippo II. È un’opera talmente densa sia per noi che stiamo in scena che per gli ascoltatori che quaranta minuti in più non sono pochi; secondo me è questa versione la più efficace."

Ci sono sette parti principali.

"In Verdi non sono molte le “seconde parti”. Don Carlo è uno scontro fra titani, chi entra deve farsi sentire, questo alza l’asticella della performance dei cantanti; Verdi dà a ognuno di noi una ruolo da protagonista, quando cantiamo tutti insieme è una bella sfida. Don Carlo è un protagonista fuori dagli schemi, non ha la grande aria, ha le frasi più importanti e struggenti sia per tessitura che per intensità musicale, sia nel duetto con Elisabetta che nel terzetto con la Principessa d’Eboli e Rodrigo. Il compositore vuole che Don Carlo emerga sempre sopra gli altri".

Siete sette star della lirica. Come interagite?

"Abbiamo già lavorato insieme, c’è grande stima fra noi e siamo amici felici di ritrovarci. Don Carlo ha un grande amico disposto a morire per lui. Io sono un uomo riservato, dedico tutto il mio tempo libero alla famiglia, ma ho alcuni amici molto cari, so che su di loro potrò sempre contare e loro sanno che potranno sempre contare su di me".

Chi sarà con lei il 7 dicembre?

"Mia moglie (Serena Gamberoni, soprano, ndr). Il suo parere è fondamentale per me; è già venuta alla prova generale e domenica, all’anteprima giovani, sarà in sala con i nostri figli"

È scaramantico?

"No, ma durante il Macbeth mi sono accorto che entravo ed uscivo sempre dalla stessa quinta".