
Sting
Milano, 29 ottobre 2019 - L’idea gli è venuta a Capodanno, in strada a Time Square, interpretando quell’inno all’ottimismo che è «Brand new day» per il pubblico infreddolito e festante della Grande Mela. «Ho pensato che sarebbe stato interessante riarrangiare e reincidere certe mie hit con un sound più contemporaneo rispetto a quello di un tempo», spiega Sting in concerto questa sera al Forum con le canzoni rivedute e corrette di «My song», l’album nato da quell’illuminazione. Sempre alla ricerca di stimoli con cui rivitalizzare la sua produzione e girare il mondo, l’ex Police è passato dalla veste orchestrale di «Symphonicity» alla reunion con Copeland e Summers, dal ritorno alle origini dell’album «57th & 9th» al sodalizio con Shaggy di «44/876». «Non ho registrato ‘My songs’ tutto di fila, ma è cresciuto pian piano dopo l’8° posto nella classifica di iTune raggiunto proprio da quella versione di ‘Brand new day’ offerta al pubblico di Time Square», ammette il rocker inglese, al secolo Gordon Matthew Sumner, 68 anni molto ben portati, già approdato a Milano in primavera alla Festa di Radio Italia in piazza Duomo.
«Ci ho lavorato ovunque perfino a Toronto tra il primo e secondo tempo del mio musical ‘The last ship’, mentre aspettavo di tornare in scena». Un po’ come avviene pure nel libretto accluso al cd, la scelta dell’autore di «Fields of gold» di rileggere il proprio passato è legata al desiderio di rimanere aderente ai tempi estrapolando le storie su cui sono costruite le canzoni (una ventina, da «If I ever lose my faith on you» a «Fragile» con otto incursioni nell’epopea Police a cominciare dalle iniziali «Roxanne» e «Message in the bottle») per comporre la grande storia che le ingloba tutte. L’impronta del suo ex gruppo è più forte in questo che in altri spettacoli del bassista di Newcastle. «I Police andavano in una direzione precisa», ammette Sting, 17 Grammy Awards ed oltre 100 milioni di album venduti, che il prossimo maggio inizierà la sua prima «residency» a Las Vegas, dove andrà in scena tutte le sere con «My songs» sul palco del Colosseum del Caesar’s Palace.
«Quando ho iniziato ad incidere canzoni solo mie, mi sono preso maggiori libertà. Anche se la differenza la fa la qualità e quello che cambia di più nei brani dei Police riveduti e corretti in ‘My songs’ rispetto alla versione originale è il suono. Oltre alla grana della mia voce che riesce meglio di un tempo a raccontare storie». Anche se le prospettive e la fruizione della musica sono completamente cambiate rispetto agli anni Ottanta. «Penso che con lo streaming si sia perso un po’ il contesto della canzone», conclude. «Oggi i brani assomigliano al caffè, che bevi senza farti troppe domande, quando invece sono organismi viventi. I dettagli sono importanti perché ne basta uno solo per creare il giardino in cui far crescere un’intera composizione».