
Stefano Bollani, domani sera in concerto al Castello Sforzesco
Uno e trino. Oltre ai concerti per piano solo e agli incontri musical-letterari con Alessandro Baricco, Stefano Bollani focalizza questa sua seconda parte dell’estate sul Quintetto con cui è in concerto domani sera al Cortile delle Armi di Castello Sforzesco. Anzi, al momento è proprio questo il progetto che l’assorbe di più, grazie alla formazione “all stars” messa assieme per l’occasione. Oltre al suo pianoforte ci sono, infatti, la batteria di Jeff Ballard, il basso di Larry Grenadier, la fisarmonica di Vincent Peirani e le percussioni di Mauro Refosco (che nel suo curriculum vanta collaborazioni pure con Red Hot Chili Peppers, David Byrne o gli Atom for Peace di Thom Yorke).
Stefano, da cosa nasce questa esperienza?
“Circa un anno fa ho iniziato a mettere in piedi una nuova formazione. Un vero e proprio dream team. Musicisti che conoscevo e con cui avevo gran voglia di suonare ma, almeno tutti assieme, non era mai accaduto. Solo in un secondo momento mi sono reso conto che si tratta di due americani, un francese e un brasiliano, portatori quindi delle tre tradizioni musicali che mi emozionano di più oltre alla nostra. Ecco perché mi sono sforzato di immaginare un suono comune scrivendo tutta musica originale”.
Reazioni?
“Devo dire che gli spettatori sono molto in gamba, perché vengono ad ascoltare una cosa nuova, accettando l’idea di viaggiare con noi pur sapendo che nello spettacolo non ci sono standard a cui potersi aggrappare; acquistano il biglietto sulla fiducia e per questo andrebbero ringraziati uno ad uno”.
Avete già pensato ad una documentazione discografica di questo incontro?
“Anche se abbiamo iniziato da poco ad andarcene in tour, direi di sì. Bisogna solo scegliere, però, se farlo in studio o dal vivo. Personalmente, penso che la presenza del pubblico aiuti molto la musica a crescere e a darle una direzione che magari non è quella che ci si aspetta. In studio, infatti, tutto è sotto controllo mentre il concerto regala un elemento in più”.
La bolla creata dal Covid è esplosa e qualche problemuccio il mondo del live inizia ad affrontarlo. È così pure nel jazz?
“Ho sentito dire che pure nel jazz questa è un’estate un po’ più difficile delle precedenti, perché la spinta post Covid s’è un po’ esaurita e stiamo tornando sui livelli del 2019. Pure le magagne sono le stesse, perché il sistema finisce col togliere a tanti giovani artisti la fase intermedia della gavetta, sbalzandoli dal localino sperduto al grande teatro senza dare loro modo di maturare passo dopo passo. Contemporaneamente toglie al pubblico l’opportunità di trovare proposte nuove tutte le sere a prezzi abbordabili. Un doppio peccato, insomma”.
Che altri progetti ha in agenda per questa seconda metà di 2025?
“Ho scritto le musiche per un film d’animazione che esce ad ottobre ed è stato proiettato finora solo al Festival di Cannes. S’intitola ‘Marcel e Monsieur Pagnol’ e a firmarlo è Sylvain Chomet, lo stesso di geniali lungometraggi a cartoni come ‘Appuntamento a Belville’ e ‘L’illusionista’. Nella colonna sonora, realizzata con orchestra sinfonica, ci sono 50 minuti di musica, che per un film sono tantissimi. Sempre ad ottobre con Valentina Cenni (sua moglie - ndr) iniziamo a registrare per Rai3 la quinta edizione del programma musicale ‘In via dei Matti n° 0’. Ma di progetti in cantiere ne ho diversi altri, compreso il musical abbozzato con Valentina ai tempi della pandemia. Sono sicuro che prima o poi arriverà pure quello, perché la commedia musicale è un’altra delle mie grandi passioni”.