La scoperta dell’Università Statale nell’oasi degli egittologi: emerge un tesoro di papiri antichissimi

Tra i reperti di duemila anni fa, soprattutto testi greci che contengono parti importanti di autori classici, già noti o a volte che leggiamo per la prima volta

Una delle due statue di leoni custodi del villaggio di Tebtynis

Una delle due statue di leoni custodi del villaggio di Tebtynis

Milano – «È un vero tesoro di papiri, soprattutto testi greci che contengono parti importanti di autori classici, già noti o a volte che leggiamo per la prima volta". Questo il giudizio ricorrente su Tebtynis, antico villaggio dell’oasi del Fayyum, in Egitto, novanta chilometri a Sud-Ovest del Cairo, particolarmente fiorente tra il IV seccolo a. C., quando la terra dei faraoni fu conquistata da Alessandro Magno, e il V secolo d. C. in cui tramontò l’Impero romano. Su questo sito dal 1988 opera una missione dell’università Statale di Milano e dell’Istituto francese di Archeologia orientale con sede al Cairo, che ha ormai riportato alla luce e restaurato quasi tutti gli edifici di Tebtynis.

"Un abitato che ha rivelato un ruolo centrale nell’Egitto tolemaico e romano. Era meta di pellegrini da tutto il Paese nel grande tempio del dio coccodrillo Sobek. Lì vicino abbiamo trovato la torre di guardia degli “eremophylakes”, la severa polizia del deserto, che faceva una sorta di servizio d’ordine", ricorda il papirologo Attilio Leoni, impegnato nei primi anni ’90 a Tebtynis. Che è una Mecca dei papiri, la carta degli antichi: in più di 30 anni sono state trovate alcune decine di migliaia di frammenti, anche estesi, in greco ma anche in ieratico e demotico, alfabeti per l’egizio.

Chi scrive ha personalmente tradotto scritti con parti dell’Iliade e dell’Odissea, lettura base per gli studenti dell’epoca (del Ginnasio attiguo al tempio del dio coccodrillo è stata trovata ancora parte del colonnato), decifrato un documento di gestione delle offerte da parte dei sacerdoti di varie divinità e soprattutto un testo unico, parte di un’opera del primo stoicismo testimoniata per la prima volta, in cui si parla degli “Indifferenti”, e l’autore cita Socrate come maestro di virtù. "È un’emozione leggere in un antico trattato di filosofia il nome di Socrate, cui i primi stoici rendevano omaggio. Far riemergere un gigante del pensiero occidentale è una scommessa vinta per ogni archeologo", sostiene Andrea Delia, papirologo al momento del prezioso ritrovamento. 

Un sito, Tebtynis, che anno dopo anno è sempre meglio compreso, anche grazie all’eccellente lavoro di sterro e studio archeologico coordinato da Gisèle Hadji Minaglou: sono stati riportati alla luce il santuario di Iside, con la nicchia che contenne la statua della dea, i bagni pubblici vicino al Ginnasio con le vasche d’acqua calda in cui rilassarsi e persino i “deipnetèria”, sorta di lounge bar con déhors (e sistema idrico per innaffiarne il giardino) dove ci si lasciava andare a corpose libagioni, oltre a tante abitazioni comuni con cantine e forni; quelle del periodo greco sotto, quelle romane sopra.

"Tutti questi edifici non erano certo vuoti. Oltre ai papiri (molti anche nelle necropoli, tra le bende dei coccodrilli mummificati), oggetti d’arredo, attrezzi agricoli, stoffe preziose, giochi per bambini, carcasse di animali sacrificati, vasellame (molti cocci scritti, ad esempio liste di cittadini), gioielli, contenitori per profumi, per il belletto, persino dei pettini – precisa Costanza De Simone, studiosa dei risultati di cui la missione rende conto ogni anno nel Bollettino dell’Istituto francese –. Così una comunità compatta, a distanza di oltre duemila anni, rivela la propria quotidianità, i propri gusti letterari, le proprie storie e persino i propri amori".

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