Roberto Cacciapaglia e i suoi arcobaleni interiori: “Li porto alle vittime dell’alluvione”

Il compositore milanese domani al Conservatorio con il suo nuovo album. Prima sarà al Duse di Bologna: "Farò esperimenti col pubblico. La melodia è luce che squarcia le tenebre"

Il maestro Roberto Cacciapaglia

Il maestro Roberto Cacciapaglia

Milano – “La melodia è come un raggio di sole che entra in una stanza sprofondata nelle tenebre squarciando l’oscurità per illuminare tutto istantaneamente” spiega Roberto Cacciapaglia a proposito di “Invisible Rainbows”, l’album che presenta domani (venerdì 26 maggio) alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano.

"Un modo per condividere qualcosa di essenziale, di magico, che può risvegliare, farci scoprire dimensioni insondabili, creando mondi nell’invisibile". Per lui tutto è cominciato al lago d’Orta, sull’isola di San Giulio, e da quella epigrafe, “I muri sono della mente”, letta su una parete dell’abbazia benedettina Mater Ecclesiae: "La musica, con la sua emozione, abbatte quei muri lasciando risplendere arcobaleni interiori".

La Sala Verdi per lei è un po’ casa.

"C’è una familiarità. Ecco perché col pubblico farò degli esperimenti, rendendolo protagonista dell’esibizione, intonandolo assieme al diapason, la sorgente del suono".

In agenda ha concerti pure in Cina e Regno Unito, alla Cadogan Hall di Londra dopo l’esibizione di due anni fa.

"Questo giro di concerti è iniziato al Teatro Ristori di Verona dov’è iniziato tutto, perché gli archi dei Virtuosi italiani di ‘Invisible Rainbows’ li ho registrati là, mentre il piano in quel luogo straordinario che è il palco del teatrino della Villa Reale di Monza, utilizzando ben 18 microfoni".

“Arcobaleni invisibili“.

"La musica mia non è intrattenimento, ma sono contento di esibirmi a Bologna come gesto di vicinanza con le vittime dell’alluvione. Gli arcobaleni sono simboli di purezza, di luce, di quiete dopo la tempesta. Ed è questo il senso che voglio portare sul palco del Duse nella consapevolezza che, dopo la dura pioggia, gli arcobaleni irradiati dentro di noi sono più belli di quelli in cielo".

Nel lavoro ci sono cinque interludi cromatici.

"Cinque come i colori dell’arcobaleno. Anni fa li avrei nascosti di più, oggi no perché penso che la variazione sia un aspetto della mia musica più importante di quanto non la reputassi un tempo".

Ultimamente ha organizzato un contest, intitolato “The future” come un suo pezzo.

"Grazie alla mia Educational Music Academy ho il polso della situazione. Nella musica ci sono tanti giovani talenti cui penso sia importante dare una occasione. ‘Giovani’ di tutte le età, perché la freschezza delle idee non è necessariamente un fatto anagrafico. Ha vinto un newyorkese, Michael Wall, che aprirà il mio concerto il 5 settembre a Fiesole. Penso che le proposte migliori troveranno spazio in un album, lo meritano".

Cosa l’aspetta dopo la Cadogan Hall?

"Torno negli Stati Uniti, dove manco da molto, m’aspetta un lavoro in Kenya con i bambini. Avrei pure 12 concerti già sold-out in Russia, ma come fai ad andarci in questo momento? Spero solo che, dopo questa guerra orrenda, nell’animo gonfio di pioggia delle persone torni la luce e appaia in cielo l’arcobaleno".

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