
Franco Mussida, fondatore e presidente del Cpm di Milano
Milano, 10 settembre 2025 - Il Cpm Music Institute apre di nuovo le proprie porte. E lo fa con l’open day di sabato 13 settembre. In via Elio Reguzzoni 15 a Milano si comincia alle 11. Non solo: Cpm sarà anche al Campiello Giovani: gli allievo iscritti al corso di Composizione Pop Rock seguiti da Alberto Cipolla lavoreranno con i giovani scrittori finalisti. Il Cpm è oggi una realtà scolastica riconosciuta a livello mondiale e la sua nascita si deve, 40 anni fa, al chitarrista e compositore, e fra i fondatori della PFM – e recentemente anche autore del romanzo autobiografico ‘Il bimbo del carillon’ -, Franco Mussida. Che dell’istituto musicale milanese è il presidente.
Mussida, come vive questi open day?
“L’atmosfera è bellissima, sono sempre una grande occasione di confronto. Il rapporto coi ragazzi è molto forte, perché si trovano ad avere personaggi importanti ma anche grandi musicisti. Si rendono conto della sapienza delle persone che vengono e della loro capacità di dialogare con loro. Attraverso questi incontri i ragazzi e le ragazze possono capire che quello nel mondo della musica è un percorso fatto anche di emozioni e preoccupazioni. Sentimenti condivisi anche da artisti affermati. Gli allievi capiscono di non essere gli unici a vivere i patemi”.
Quale è il punto di forza del Cpm?
“In questa scuola si ha la possibilità di vivere l’esperienza della musica incontrando amici, ma anche lavorando integralmente con ingegneri del suono, produttori. Noi siamo dei facilitatori nei tanti percorsi che i ragazzi vogliono intraprendere. Non è un luogo divisivo, ma è aggregativo. Un luogo in cui si mette subito in pratica la creatività. I ragazzi sperimentano subito il loro rapporto col mondo esterno con una serie di progetti che facciamo”.
I talenti del Cpm a cui è più legato?
“Noi siamo uno spazio in cui ognuno impara a fare cose che prima non faceva: Mahmood qui ha imparato a scrivere, prima di arrivare qui non aveva mai scritto una canzone. Nicola Oliva è stato per una ventina d’anni il chitarrista di Laura Pausini, Luca Colombo è il chitarrista di Sanremo che conoscono tutti. Nicola abitava in provincia di Pescara, il padre mi parlò di suo figlio. Era un talento naturale e gli dissi: tu finisci gli studi e poi vieni da noi. È arrivato solo al terzo anno perché la Pausini se l’è ‘portato via’ prima”.
Lei ha fatto una carriera leggendaria, quale è il momento a cui è più legato?
“Ci sono alcune scene scolpite nella memoria: le esperienze musicali più private. Quando avevo 4 anni, osservando il buco di una chitarra di mio padre, mi sono chiesto da dove uscisse la musica. Ero solo in casa un giorno, ho preso la chitarra e ho guardato: non c’era niente. Ho dato uno schiaffo alle corde e ho ascoltato. Mi sono sentito in un campo di stelle. È nata lì la mia passione per la musica”.
Cosa vede nel futuro del Cpm?
“Abbiamo inaugurato da poco il nostro dipartimento di ricerca. Dal 1984 a oggi abbiamo contribuito al panorama pop e jazz italiano e ora siamo degli stimolatori per tutto il mondo. Adesso cominciamo i prossimi 40 anni. I ragazzi di oggi hanno bisogno di un percorso emotivo. Adesso ci vuole un altro step ed è proprio quel gradino che vedo nel futuro del Cpm”.