Manuel Agnelli porta a teatro David Bowie: Lazarus trasformato in un’opera rock

Il leader degli Afterhours al Piccolo fino al 28 maggio: “Ho rivisto alcune cose per avvicinarmi di più all’essenza oscura del Duca Bianco”

Manuel Agnelli

Manuel Agnelli

Milano – “Fate quello che volete”. Manuel Agnelli assicura di tenersi ben stretta l’ultima raccomandazione fatta da David Bowie al mondo dell’arte, citando il testo della sua vecchia “After all” (“Vivete fino alla vostra rinascita / e fate ciò che volete”), nell’affrontare sul palco del Piccolo il personaggio di Thomas Newton, protagonista di quel “Lazarus” in replica fino al 28 maggio.

Con la regia del direttore di Emilia-Romagna Teatri, Valter Malosti, “Lazarus” riprende, infatti, l’opera scritta da Bowie assieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh portata al debutto otto anni fa a Broadway come ideale prosecuzione, in chiave musical, del film di Nicolas Roeg “The man who fell to earth” interpretato nel ’76 dallo stesso Duca Bianco rifacendosi dall’omonimo romanzo di Walter Tevis.

Affiancato da Casadilego (già vincitrice di X-Factor), da altri nove interpreti e da sette musicisti, Agnelli scarta di lato la figura evangelica di Lazzaro di Betania e della sua resurrezione per guardare all’opera della poetessa americana Emma Lazarus, autrice nella seconda metà dell’Ottocento del sonetto su integrazione e convivenza “The new colossus” inciso sulla lapide di bronzo posta sul basamento della Statua della Libertà (e citato sia da Kennedy che da Obama). Lo stesso che Bowie volle riportato nel libretto di sala dello spettacolo.

Manuel, come s’è rapportato con Bowie?

"Avendolo ascoltato tanto, avevo paura di darlo per scontato. Per questo sono andato a risentirmelo, scoprendo di avere un timbro e una tessitura vocale non troppo diversa dalla sua. Questo agevola, come agevola il fatto di non doverlo imitare, di non dover fare cover dei suoi pezzi perché si tratta di un’opera scritta per essere interpretata da altri".

Avete trasformato “Lazarus” in un’opera rock. Perché?

"La prima cosa che ho chiesto a Valter è stata: quanta libertà abbiamo? Questo perché volevo lavorare sul lato oscuro di Newton, infelice alieno caduto sulla terra, “intrappolato“ dal fatto di non poter morire, né invecchiare, vittima dei suoi fantasmi e delle sue dipendenze, alla perenne ricerca di un luogo in cui riconoscersi e sentirsi sé stesso. Così ho sostenuto l’idea di portare questo spettacolo lontano da Broadway rivedendo alcune cose mi sembravano troppo leggere, da musical, per avvicinarmi più all’essenza di Bowie, che è oscura".

Che si tratti di “Life on Mars?” o di “Changes”, la rivisitazione spiazza un po’.

"Lo spettacolo finisce con una versione di ‘Heroes’ lancinante rispetto a quella originale. E ogni sera è abbastanza anomalo staccarsi da quello stato d’animo per tornare in noi stessi a ricevere l’applauso".

Il cast americano ha tratto un album da “Lazarus”. E voi?

"Materiale all’altezza di un disco ce ne sarebbe anche, ma un conto è contestualizzare certe canzoni sul palco, un altro inciderle. E poi, la mia sfida era un’altra: sentire il palco in modo nuovo, visto che prima d’ora non c’ero mai salito per recitare".

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