REDAZIONE MILANO

LIBRI A CONFRONTO DI ANTONIO CALABRO' Mezzogiorno indecifrabile, Storia e sottosviluppo

"Perché il Sud è rimasto indietro”. Il titolo è secco. Senza punto interrogativo. Perché Emanuele Felice, economista con una solida preparazione umanistica, nel nuovo libro pubblicato da Il Mulino, vuole prendere di petto la questione del divario Nord-Sud sempre più evidente, ribattere alle recriminazioni neo-borboniche

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Milano, 13 luglio 2014 - "Perché il Sud è rimasto indietro”. Il titolo è secco. Senza punto interrogativo. Perché Emanuele Felice, economista con una solida preparazione umanistica, nel nuovo libro pubblicato da Il Mulino, vuole prendere di petto la questione del divario Nord-Sud sempre più evidente, ribattere alle recriminazioni neo-borboniche (lo sfruttamento nordista d’un Sud florido, di cui però non si sono tracce documentali serie) ma anche le spiegazioni antropologiche (con un filo di razzismo) delle “diversità strutturali” dei meridionali e fare invece i conti con storia, economia e politica. Occhi puntati dunque sulle cause dell’arretratezza, “il privilegio, la diseguaglianza” e le scelte di una classe dirigente meridionale che imposta politiche non “inclusive” ma “estrattive”, depredando il Sud in nome di clientele e mafie. Come uscirne? Non aspettando che “altri” (lo Stato, la Ue…) se ne facciano carico ma rifondando “la vita civile e le istituzioni così da renderle inclusive”. Una democrazia “riformista” capace di valorizzare le risorse umane del Sud, invece di costringerle a emigrare e di riaffermare “la libertà dei meridionali di poter decidere del proprio destino, che solo un reddito decente, una buona istruzione, la fruizione i diritti collettivi e personali consentono”. Utile, in questa “operazione verità”, guardare alle migliori memorie critiche.

Come le pagine di “Inchiesta a Palermo” di Danilo Dolci, un saggio edito da Einaudi nel 1956 e ripubblicato da Sellerio: cronache della miseria della vita quotidiana ma anche delle energie vitali che, oltre la sopravvivenza, chiedevano cultura e protagonismo, per animare lo sviluppo. Che arrivò, è vero, ma ingiusto e distorto. A considerazioni analoghe si arriva con gli articoli di Giovanni Russo (dagli anni 50 ai Duemila) raccolti da Rubbettino con il titolo “Nella terra estrema – Reportage sulla Calabria”: la povertà contadina, l’illusione dell’industrialismo, l’emigrazione, la violenza della ‘ndrangheta, le colpe della cattiva politica. Adesso, c’è un “riscatto” da costruire. Come? Il Sud è anche responsabilità civile. E luogo ospitale d’altre presenze e culture. Ne sono riprova le pagine di “Sotto la giacaranda in fiore”, “racconti, fantasie e ricordi del Cilento” annotati con lingua colta e chiarissima da Luisa Cavaliere per l’editore Liguori. Comincia a Paestum, il Cilento. E si anima della dolcezza delle pianure e del mare e della durezza delle colline aspre e dei paesi antichi dell’interno. Farlo vivere, impone la disciplina di “non trasformare la nostalgia in disperazione”. Ci si muove tra zie e amiche, abitudini connotate da un lessico familiare intenso e ironico, scoperte culturali, l’impegno politico contro la camorra (la storia di Angelo Vassallo, sindaco ucciso e del suo severo successore. Poi ancora cibi, colori, le analisi del miglior femminismo, l’attualità delle “cartoline” di pensieri postati su Facebook. E libri, “evocati in lunghe conversazioni in giardino”. In questa civiltà che ancora resiste, trova posto la speranza d’un Sud migliore.

di Antonio Calabrò