DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

“Nel mezzo del casin di nostra vita” con Lastrico

Il comico porta in scena al San Babila la Divina Commedia: un monologo tra freddure e giochi di parole

Maurizio Lastrico

Milano, 23 febbraio 2020 - È il gran maestro degli endecasillabi. Dopo Dante, s’intende. E non a caso prende e strapazza la Commedia come gli gira, per raccontare in versi della nostra contemporaneità. Risate in terzine. Ma non solo. Perché ”Nel mezzo del casin di nostra vita” raccoglie il meglio di Maurizio Lastrico, ricciolone di quarant’anni da sempre in bilico fra cabaret, teatro, tv (da Zelig a don Matteo, passando da fiction e Iene). Mercoledì arriva ospite della rassegna comica al San Babila. Lastrico, cosa dobbiamo aspettarci sul palco? "Tutto quello che ho fatto finora, una carrellata sulla mia personale ricerca comica in cui ovviamente ci sarà spazio per la Divina Commedia riletta in chiave contemporanea e le storie condensate". Comincia da lontano il suo amore per la comicità? "Da piccolissimo! Sono stato subito attirato da chi faceva ridere, le persone con umorismo. L’Accademia dello Stabile di Genova mi ha permesso poi di uscire dal paesello, di confrontarmi coi classici. Il resto è venuto invece dalla palestra di Zelig e dalla gavetta delle serate, spesso in situazioni ambientali non delle più facili. Ora mi interessa portare tutto questo per palcoscenici, giocare, sorprendere". Come definirebbe la sua comicità? "Mi auguro sia viva. Nei miei testi c’è una parte legata alla freddura e un’altra al racconto, alla narrazione. Dove magari emerge il gioco di parole". Ma come si trova nel mondo dello spettacolo? "È un momento difficile. Certo, è un mondo pieno di personaggi inquietanti che minano il tuo percorso. Devi proprio avere una grande vocazione per continuare a scrivere e a lavorare circondato da un magma di figure senza competenze, che vivono sulle spalle degli attori. Alla fine però paga. In tempi bui c’è la necessità di farlo con dedizione e amore, anche per i ragazzi che iniziano adesso". I suoi di maestri? "Gente delle mie parti, comici non ufficiali, che incroci nei bar. E poi gli insegnanti in accademia. Fra i grandi nomi direi invece Tognazzi per quella sua comicità così amara, Corrado Guzzanti, Rocco Tanica, Checco Zalone". Ci sono temi di cui non si può ridere? "Dovendo andare in prima serata su Canale 5 è una domanda che mi sono fatto spesso, facendo scattare una sorta di censura preventiva. Io credo non ci siano limiti, se non quando la comicità è privata dell’intelligenza. È quello che distingue. L’umorismo è profondamente legato al gusto e all’intelligenza".