J Balvin, una star al Festival. Al Mamacita anche Sfera Ebbasta e Gué Pequeno

Tra i big ospiti anche Elettra Lamborghini

J Balvin

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Milano, 12 giugno 2019 - Pem Pem. All’nizio il Mamacita Festival era solo un nome, J Balvin. Poi con l’avvicinarsi dell’appuntamento, in programma venerdì all’Ippodromo Snai di San Siro, il cartellone s’è riempito di presenze all’altezza dell’idolo colombiano quali Sfera Ebbasta, Gué Pequeno ed Elettra Lamborghini. Balvin, in radio da febbraio con “Bola rebola”, singolo inciso a tu per tu con la fortissima brasiliana Anitta (presente pure nel nuovo album di Madonna), vanta uno stuolo di collaborazioni che va dalla Rosalia di “Con altura” al Nicky Jam di “Ven y hazlo tú”, dal Justin Bieber di “Sorry” ad Ariana Grande, Maroon5, Pharrel Williams, allo stesso Sfera, che lo scorso anno ha preso parte al remix ufficiale di “Machika” e quest’anno è tornato a Miami per un’altra esperienza a due.

«Prima, tranne Jovanotti, conoscevo poco la scena hip-hop e trap italiana», dice José Álvaro Osorio Balvin, 34 anni. «Sapevo più di popstar come Eros Ramazzotti o Laura Pausini». La sua missione? Innalzare il reggaeton ai livelli del pop. «Tutti ascoltano questa musica: e pure chi non capisce cosa diciamo sente il vibe, l’energia inarrestabile», assicura il musicista di Medellín. «Io e gli altri del reggaeton stiamo puntando al mainstream, per questo ci circondiamo di tante stelle internazionali. Abbiamo fatto molto, ma molto deve ancora accadere perché intendiamo tutti continuare a portare avanti questo tipo di crossover». A lui la vita è cambiata il giorno in cui è volato negli Stati Uniti. «Avevo 18 anni e a New York vivevo da mia zia, facendo il dog-sitter e un’altra miriade di lavori per campare», ricorda. «Il reggaeton ha origini caraibiche e la mia sfida negli Usa è stata quella d’imporre lo stile di un ragazzo sudamericano che arrivava dal nulla. Come Drake ha portato una ventata di aria fresca nell’hip-hop pur venendo dal Canada, così io spero di aver portato qualcosa di nuovo nel reggaeton pur arrivando dalla Colombia».

Il successo di brani come “Ginza” o “Mi gente”, inserita pure da Barack Obama nella sua playlist di fine anno, e una pioggia di Latin Grammy hanno fatto capire a J Balvin di essere riuscito nell’intento, trasformandolo in una star di princìpi come dimostra lo show alla tv americana annullato a seguito dei commenti razzisti espressi da Donald Trump nei confronti degli immigrati dal continente. «Quello che faccio è più potente della politica, è un virus», assicura. «Tutti possono apprezzarti, senza nessuna differenza di pensiero». L’incidente aereo alle Bahamas di tre anni fa, quando il jet privato in cui viaggiava si schiantò in fondo alla pista per un’avaria al momento del decollo, ha cambiato lo sguardo sul mondo dell’idolo di Medellín. «Questa è la mia seconda vita», racconta ammette. «Dio mi ha dato un’altra chance che ora cerco di meritarmi ogni giorno».

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