ANNA MANGIAROTTI
Cultura e Spettacoli

Milano anni ’60, la capitale del grande boom

Creatività alle stelle, nuove costruzioni, arte, moda, musica: la mostra a Palazzo Morando ripercorre la “Storia di un decennio irripetibile”

mostra Milano anni Sessanta

Milano, 5 novembre 2019 - Per la prima volta, con il permesso della Digos, si espone la foto scattata dall’ufficio scientifico della Questura di Milano il 12 dicembre 1969, nel salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Erano passati pochi minuti dalle ore 16.37, quando l’esplosione di una valigetta imbottita di gelignite provocò 17 morti e 88 feriti. La strage di piazza Fontana, “la madre di tutte le stragi” sigillò nella paura gli anni del boom. Aperti invece dallo slancio del prodigioso grattacielo Pirelli, il più alto dell’Europa continentale. Questi, i limiti cronologici della mostra “Milano anni ’60. Storia di un decennio irripetibile”, a Palazzo Morando, da domani al 9 febbraio 2020, curata appassionatamente, come le precedenti rassegne per capire e ripensare forma e spirito della nostra urbis, da Stefano Galli. Che aggiunge un aggettivo a quel periodo cruciale: «Esagerato. Esagerata la città raccontata da Gaber, Coi grattacieli sempre più alti / E tante macchine sempre di più... (Solo le gonne si accorciano, nda).

Esagerata la convinzione che contagia tutti, che credono tutto possibile, perfino l’accoglienza illimitata di compaesani in arrivo alla Stazione Centrale al ritmo di 800 al giorno. Esagerato il drammatico epilogo». In bianco e nero, acceso semmai dai colori del nascente design, si svolge il racconto fotografico di maestri già grandi all’esordio, come il ventenne Carlo Orsi. E capaci, come Toni Nicolini e Fedele Toscani (padre di Oliviero), di restituire rispettivamente l’eleganza delle modelle che sfilano tra invitati e passanti in via Spiga, all’aperto, e delle cassiere dell’Esselunga al vernissage del supermarket di viale Zara, il più grande d’Europa. Preziosissima, peraltro, la testimonianza di Emilio Frisia, sugli scavi per il cantiere della metropolitana consentiti dalla Sovrintendenza sotto la torre del Filarete del Castello.

Impensabile , oggi. Ma straordinaria era stata anche la partecipazione della cittadinanza che aveva sostenuto i costi (senza intervento dello Stato) dell’impresa cantata da Giovanni Danzi in “Metropolì Metropolà”: Lassa pur ch’el mond el disa/ Ma Milan l’e on gran Milan. Un racconto di primati. Due Nobel. E lo stadio di San Siro (la Scala del calcio) teatro delle imprese di Milan e Inter, caso unico in Europa di squadre della stessa città capaci allora di spartirsi equamente quattro Coppe dei Campioni. Per più ragioni, suggerisce lo stesso sindaco Sala, è bene tornare ai radiosi Sessanta. Ritrovando soprattutto, spera Galli, l’euforia creativa sbocciata in luoghi non istituzionali - ritrovi notturni, latterie alla buona, locali del jazz prima e del cabaret poi - dove aprirsi, confrontarsi, mescolarsi tutti, Nobel compresi. Un esempio d’integrazione? «Il manifesto pubblicitario del Derby, anno 1963. Tra i nomi in cartellone, oltre ad Alberto Lupo, Jannacci, Ombretta Colli, Giorgio Gaber, Franco Cerri ed Enrico Intra, Bruno Munari, che il manifesto lo firma, e i fratelli Castiglioni, che il locale lo allestiscono».