Marion Guglielmetti
Cultura e Spettacoli

Giulia Shadi Pennati, un ingegnere tra i manga: “Ho iniziato a disegnare perché volevo un personaggio più simile a me”

La 29enne milanese lavora come sviluppatrice software ma non ha mai smesso di coltivare la sua passione, grazie alla quale è nato il fantasy ‘Knights of Resonance’. Dal 24 al 26 novembre sarà alla Milano Games Week

Milano, 21 novembre 2023 –  Dopo il liceo scientifico si è laureata in ingegneria informatica al Politecnico e oggi Giulia Pennati, milanese di 29 anni, lavora come sviluppatrice software. Ma una passione l’accompagna sin da bambina ed è quella per il disegno: “Il primo amore? Gli anime giapponesi e non sapevo derivassero dai manga. Così ho inventato un mio mondo fatto di personaggi che somigliano a me e alle gioie e ai dolori che accompagnano le nostre esistenze”. Quest’anno ha pubblicato la sua prima storia ‘Knights of Resonance’ per Tora edizioni, una storia nata da un sogno che vede protagonisti una maga nobile e uno plebeo.

Giulia Shadi Pennati e il suo manga 'Knights of Resonance'
Giulia Shadi Pennati e il suo manga 'Knights of Resonance'

Quando è iniziata la passione per il disegno?

“Avevo dieci anni e guardavo i cartoni animati di Italia 1. Erano gli anime giapponesi ma ancora non lo sapevo. Mi piacevano molto ma mancava qualcosa in quelle storie”

Cosa non trovava?

“Non c'era mai un personaggio che potesse rappresentarmi completamente. Nonostante qualche problema o disguido nelle vite dei protagonisti, erano tutti quasi sempre allegri e solari. Ma nella vita di tutti i giorni non funziona proprio così”.

Serviva un personaggio nuovo...

“Esattamente. Carta e matita alla mano, ho iniziato a inventare nuovi personaggi per quei cartoni animati. Mi somigliavano decisamente di più, sia a livello fisico che caratteriale. Poi, ho iniziato a disegnare figure che non dovevano per forza fare parte degli anime che andavano in onda. Così, uno dopo l'altro, hanno dato vita a storie del tutto originali”.

Quando ha scoperto i manga?

"Avevo undici anni ed ero in edicola con mia nonna. Mentre lei sceglieva i suoi giornali, io sono stata attratta da un libricino. Era il secondo volume delle 'Mew Mew'. Il cartone animato lo vedevo in tv e non sapevo esistesse anche il fumetto".

E lo ha acquistato…

"Sì, ma soprattutto l'ho letto nel modo sbagliato. Con i manga si parte dal fondo, ma io, ancora, non lo sapevo. Ho capito che qualcosa non andava man mano che sfogliavo le pagine: la storia era decisamente strana"”

Poi, si è tuffata in questo mondo…

"Dritto o al rovescio, quel manga mi era piaciuto molto. Così, ho iniziato a fare qualche ricerca su internet. E lì mi si è aperto un mondo meraviglioso. Ho capito che gli anime che guardavo in tv nascevano dai manga giapponesi e non viceversa, ma soprattutto ho capito che volevo saperne sempre di più”.

E così è stato…

"Mi sono documentata tantissimo e mi sono avvicinata a diversi autori e opere. Leggevo e disegnavo. Cambiavano i miei gusti e si modificava anche il mio stile”.

Ha anche fatto studi specifici?

"No, mi sono diplomata al liceo scientifico e laureata in ingegneria informatica al Politecnico di Milano. Ora lavoro come sviluppatrice di software per aziende. Per quanto riguarda il disegno, sono totalmente autodidatta. Ho seguito qualche tutorial online e ho acquistato qualche libro, ma niente di più”.

Cosa significa per lei disegnare?

“Esprimere me stessa dal più profondo e tirare fuori i miei sentimenti che non riesco ad esprimere a parole”.

Il suo manga di riferimento?

"Le 'Mew Mew' sono state il primo e resteranno per sempre nel mio cuore. Un manga di riferimento è 'Owari no Serafu' ('Seraph of the End', ovvero 'Il serafino della fine', ndr) scritto da Takaya Kagami e disegnato da Yamato Yamamoto. Un genere dark fantasy”.

Autori che considera suoi maestri?

"L'autrice giapponese Arina Tanemura, specializzata in shoujo manga, ovvero disegni con un tratto più morbido, delicato, arioso, con personaggi più eleganti, perché cercano di incontrare un gusto prevalentemente femminile. E che hanno una forte componente drammatica al loro interno. Tra le sue opere, la mia preferita è 'Full Moon – Canto d'amore'. Poi, però, anche Masashi Kishimoto , autore di 'Naruto', che disegna manga Shonen, ovvero molto movimentati, con tratto forte e deciso, che solitamente sono più apprezzati dai ragazzi”.

E il suo stile qual è?

“Inizialmente quello di Arina Tanemura, poi mi sono allontanata dal suo modo di disegnare perché non riuscivo a esprimere al meglio i miei personaggi con uno stile così tanto kawaii. Avevo bisogno di qualcosa di più forte, tagliente, spigoloso. Ed ecco che mi sono avvicinata a Masashi Kishimoto ed altri autori di manga shonen”.

Uno dei personaggi di 'Knights of Resonance'
Uno dei personaggi di 'Knights of Resonance'

Le tecniche che utilizza?

"Foglio e matita da sempre. Poi, dal 2020 disegno completamente in digitale con la tavoletta grafica. La prima che mi era stata regalata non aveva lo schermo e potevo utilizzarla solo per colorare. Quando è arrivata quella con lo schermo, non l'ho più lasciata”.

Più comoda e più veloce…

“Credo di essere migliorata molto da quando la utilizzo. Con la tavola grafica vedi bene gli errori, puoi cancellare senza rifare il disegno da capo o rovinare il foglio, puoi ingrandire o rimpicciolire la testa di un personaggio se le proporzioni non sono corrette. Insomma, tanto tempo guadagnato”.

Tempo che le ha permesso di far nascere il suo manga…

“Riesco ad organizzare bene le mie giornate tra lavoro e disegno. 'Knights of Resonance' è nato nel 2020 e, dopo essere stato passato al setaccio con un duro lavoro di revisione, ha visto la luce quest’anno grazie a Tora Edizioni”.

Come ha deciso di proporsi a una casa editrice?

"Non è stato facile, perché sono una persona molto cauta. Sicuramente devo molto a un'amica che mi segue da sempre e che non ha mai smesso di spronarmi. Un giorno ho preso coraggio e mi sono buttata. E la mia opera è piaciuta. Non potevo crederci... un sogno che si realizza”.

Che genere è e com'è nata l'idea della storia?

“Un manga fantasy e l'idea arriva da un sogno che ho fatto una notte, dove una maga nobile e un mago plebeo combattevano insieme le forze del male. Mi sono svegliata e ho pensato: è la storia giusta”.

E lo è stata?

“Assolutamente sì. Chiaramente quella era solo la prima idea, ma quando ho buttato già la prima bozza sapevo già come farla iniziare e finire. Sapevo già di quali personaggi avevo bisogno, il loro sviluppo e gli eventi che sarebbero accaduti”.

Ha scelto il genere fantasy…

"Il mio preferito. La storia si svolge ad Amethys, un magico regno basato sul potere della Risonanza che nasce quando intercorre un rapporto di fiducia indissolubile tra un mago nobile e il proprio vassallo, potere che, nell'ultimo periodo, sta scemando a causa dell'emergere di disuguaglianze sociali. Ingiustizie che hanno riportato in auge gli stregoni, maghi reietti che usano la magia nera allo scopo di vendetta. I protagonisti, Rhaenys e Alatar, lei una maga nobile e lui il suo vassallo, si troveranno a combattere proprio contro di loro e questa situazione, caratterizzata da misteri, intrighi e doppie identità, porterà alla luce segreti che riveleranno che alcuni eventi del loro passato sono andati in maniera completamente diversa rispetto a quello che hanno sempre saputo”.

Knights of Resonance, volume 2
Knights of Resonance, volume 2

Che fase del lavoro preferisce?

"La stesura del name, ovvero la fase in cui si comincia a definire come saranno le pagine, la distribuzione delle vignette, la collocazione dei baloon e l'inquadratura della scena. Poi, in questa fase non sento la pressione psicologica di cosa fare dire ai personaggi, perché era già nel namenote (la parte in cui si definiscono i dialoghi, ndr), e non devo farla alla perfezione perché è ancora una bozza”.

C'è qualcosa di lei nei personaggi?

“Moltissimo, soprattutto nel loro carattere e nelle esperienze che vivono”.

Il suo superpotere?

“L'immortalità sarebbe troppo, ma la vorrei solo per avere tutto il tempo per raccontare le mie storie. Ma mi piacerebbe saper volare oppure manipolare i fulmini, sono un'appassionata di eventi meteorologici estremi”.

Perché leggere 'Knights of Resonance’?

“Perché è unico nel suo genere, E' uno shonen, ma non ha solo la componente delle battaglie e dei superpoteri. C'è una parte psicologica e un livello di introspezione alto nei personaggi. Queste ultime due caratteristiche le trovo difficilmente presenti leggendo un manga di questo genere”.

E traspare sempre un messaggio

“Molti manga, pur essendo fantasy, sono in grado di lanciare un messaggio al lettore. E spero di esserci riuscita anche io”.

Anche per questo, negli ultimi anni, si riscontra un vero boom dei manga?

“Gli anime e i manga sono diventati una moda e allora molti si fanno attirare da questo, senza magari approfondire troppo. Poi, credo ci sia meno diffidenza nei confronti delle storie giapponesi che, un tempo, venivano considerate delle 'cinesate'. Ma un ruolo fondamentale lo ha avuto la pandemia. Costretti a casa, tanti hanno trascorso il tempo sulle piattaforme streaming (Netflix e Prima Video) e hanno scoperto gli anime e poi i manga”.

E il manga italiano?

“Negli ultimi anni ha subito un bel cambiamento. Dal 2013 in poi sono nate diverse case editrici che hanno dato forma e corpo ad una ‘new wave’ del mercato italiano del fumetto. Hanno offerto ai più talentuosi disegnatori italiani una bandiera sotto la quale pubblicare. All'inizio era una cosa molto di nicchia, poi, man mano, ha preso sempre più piede e ad oggi molti più artisti anche meno conosciuti hanno avuto la possibilità di veder pubblicate le proprie storie, come è capitato a me”.

Vede un futuro?

"Lo vedo, ma mi piacerebbe esserne sicura. Purtroppo, ci sono ancora molti pregiudizi: in tanti pensano che il manga possa solo essere giapponese. Invece, in ciascun paese in cui si è “rigenerato”, lo stile manga si è arricchito delle sfumature di quella realtà, ed è evidente che questa commistione tra manga e Italia raggiunga un livello tutto suo, peraltro unico e irripetibile, qui da noi. E’ questa la vera ricchezza del nostro modo di fare manga, basta solo scoprirla”.

Quanto è difficile farsi conoscere?

“Molto. I social sono fondamentali, ma sono un lavoro e non è facile avere tempo anche per quelli. Ho un profilo Instagram e uno TikTok, ma su nessuno dei due ho ancora sconfitto l'algoritmo”.

E le fiere?

“Una vetrina importante, per questo non vedo l'ora del prossimo fine settimana. Dal 24 al 26 novembre, sarò in Fiera a Rho, in occasione di Milan Games Week & Cartoomics”.

L'esperienza più bella vissuta in fiera?

"Ogni volta che qualcuno viene per me e per il mio manga, magari qualcuno che ha letto il primo volume e vuole assolutamente andare avanti con il secondo. 'Knights of Resonance' è una storia particolare e non è semplice farla capire subito. La maggior parte di persone sono attratte da storie tradizionali con un lieto fine certo”.

Il suo nome d'arte è Shadi, da dove nasce?

“Ai tempi di forumcommunity mi ero registrata con il nome di ‘Shadina94’ perché mi piaceva molto un personaggio che si chiamava Shade (ombra in inglese, ndr). Da lì tutti hanno iniziato a chiamarmi Shadi nelle discussioni, poi, siccome sono una persona che tendenzialmente sta nell'ombra e non viene molto notata dagli altri, ho deciso che Shadi calzava a pennello come mio nome d'arte”.

A cosa sta lavorando oggi?

"Al terzo volume della prima saga di 'Knights of Resonance'".

Progetti futuri?

"Vorrei riuscire a pubblicare un'altra mia storia. L'ho scritta e disegnata nel 2013 e ha sicuramente bisogno di una revisione, ma sarebbe davvero un sogno nel cassetto che diventa realtà”.

Sempre un regno magico?

"No, riguarda le stelle e la loro rappresentazione simbolica. Ha una forte componente emotiva perché nasce da esperienze che ho vissuto. Quando frequentavo le scuole superiori sono stata vittima di episodi di bullismo e ho sofferto parecchio. Vorrei provare ad essere di aiuto a chi si trova nella mia stessa situazione e, magari, far capire quanto è sbagliato lasciarsi sminuire da qualcuno. Non bisogna mai permettere a nessuno di dirti che quello che ti piace o che fai sia da "sfigati". Quando le persone sono intimorite dal tuo potenziale, cercano di affossarti”.