Milano – “Anche nella musica ci vuole una piccola dose di follia per osare ed è quella che accomuna noi scultori ai musicisti” assicura Arnaldo Pomodoro. La scintilla del ciclo d’incontri “Orizzonte – Parole, immagini e musica per edificare il futuro”, sta proprio in quel frammento di sognante sconsideratezza. Una serie di faccia a faccia organizzati dalla Fondazione intitolata allo scultore delle sfere di bronzo per trasformare i luoghi della sua creatività “in una sorta di laboratorio culturale aperto, in cui diffondere l’arte in tutte le sue forme” spiega Giovanni Caccamo, nei suoi panni di curatore dell’iniziativa, che dopo Ornella Vanoni, Patty Pravo, Riccardo Zanotti, prosegue il suo cammino ospitando Caterina Caselli il 3 novembre, Roberto Bolle il 20 e la coppia Claudio Santamaria-Francesca Barra il 5 dicembre.
Caccamo, da cosa nasce questo suo impegno con la Fondazione Pomodoro.
“Ho incontrato Arnaldo Pomodoro tre anni fa, spinto da quella curiosità che porto sempre nel taschino. Abitando sui Navigli, stavo passeggiando in via Vigevano quando mi sono imbattuto nell’insegna della Fondazione e, siccome per me il Maestro rappresenta un faro dell’arte contemporanea, ho chiesto se fosse possibile visitare lo stabile. Carlotta Montebello, nipote di Pomodoro e dg, mi ha accontentato guidandomi per le sale assieme a Luisella Polli. A fine tour mi hanno detto che il maestro (98enne, ndr) quel giorno era nel suo studio e avrebbe avuto piacere di conoscermi”.
Cosa vi siete detti?
“Pomodoro mi ha raccontato la sua storia, il periodo americano, l’arrivo a Milano, l’amicizia con Fontana, il desiderio di scambio e interazione con cui ha concepito il suo studio. Una di quelle chiacchierate che, come doni preziosi, si portano sul cuore”.
L’idea di “Orizzonti” da cosa nasce?
“Dal fatto che, a suo dire, questo bisogno di comunione e di confronto artistico col tempo sia un po’ scemato. Così mi sono offerto di regalare a quella cornice tanto speciale un mio concerto, mettendomi a disposizione per altre iniziative”.
Com’è andata?
“L’esibizione s’è risolta in una specie di danza tra le nostre anime, visto che in uno spazio del genere ogni opera, bozzetto, attrezzo, suppellettile, diventa fonte d’ispirazione. Successivamente mi è stato chiesto di fare il direttore artistico della Fondazione per dare vita ad un cartellone di eventi culturali capaci di creare un ponte tra le arti”.
Dei restanti incontri cosa dice?
“Considero Caterina Caselli la mia mamma musicale. Donna di grande temperamento con intuito e una passione per la musica raramente mi è capitato di riscontrare altrove. Roberto Bolle è un simbolo di perfezione, un’ipnosi della bellezza, mentre Claudio Santamaria e Francesca Barra oltre ad essere due cari amici formano una coppia straordinaria, con interazioni familiari un po’ alla Mondaini-Vianello. Di Claudio ho sempre subito il fascino dei personaggi a cui dà vita sul grande schermo, mentre Francesca è una giornalista con una vena creativa e una sensibilità rare”.
Intanto continua a portare avanti le sue altre attività.
“In questo momento sono impegnatissimo a promuovere il mio ultimo album “Palabra”, versione spagnola di “Parola”, in Messico e Brasile, e ad incontrare gli studenti degli atenei per ‘Manifesto for Change’, versione internazionale di quel ‘Manifesto del cambiamento’ in cui ho voluto raccogliere le idee sul futuro dei più giovani”.
L’avventura è ormai in dirittura d’arrivo.
“Sì, ho già fatto incontri ad Harvard, Yale e Berkeley e in tante altre università raccogliendo più di 2mila testi. Assistito da un team, ho trascorso l’estate a leggerli nell’attesa di iniziare il lavoro di selezione e di editing del Manifesto”.