
Francesco "Maestro" Pellegrini
Milano, 29 ottobre 2020 - Gli Zen Circus sono "i miei fratelli maggiori" con cui condividere "arte e affetto enormi insieme". E "continueremo a farlo". Ma capita che a volte senti il bisogno di "lasciare la città alla ricerca di una nuova strada", di "mettermi a nudo raccontando la mia vita attraverso i testi delle canzoni". Perché Francesco "Maestro" Pellegrini non è soltanto il chitarrista degli Zen Circus. Lui ha sempre scritto parole, "un sacco di parole lasciate dentro un soffio". Come il ‘fiato’ del fagotto, lo strumento del Maestro, "quello che sto studiando veramente e in cui mi diplomerò a febbraio 2022. "Ho perso la voce o l’ho messa in un cassetto", canta. Per anni. Finché "ho deciso di prendermi la libertà di esplorare il lato più creativo del mio lavoro, scoprendomi (anche) cantautore".
E così , sfogliando bloc notes e spartiti è venuto fuori “Fragile“, il suo primo progetto discografico da solista in uscita domani negli store. Un album che è come il diario segreto su cui appunti la tua vita e con cui diventi grande. Quel diario che chiudi in un cassetto e rispunta fuori dopo anni. Lo ritrovi, lo scopri e lo regali agli altri con tutte le sue emozioni. Perché "credo che raccontare se stessi agli altri sia un mezzo potente di autoanalisi e riflessione che a me è servito per capirmi meglio", confessa Maestro Pellegrini. Parla della sua generazione (‘Siamo noi’), quella di metà degli anni Ottanta, che "sta guardando i ghiacci che si sciolgono e la marea che si alza, ma non ha preso in mano la situazione" eppure sogna un mondo diverso "da questo che sta andando un po’ a rotoli".
Racconta anche di una relazione che finisce in modo rovinoso e della non comunicazione nella coppia, "dopo anni a mettere la polvere sotto il tappeto a uno viene l’asma e va via di casa", mentre ‘Inattaccabile’ è una carezza alla sorella Chiara. Pellegrini cerca anche di capire se in una relazione tra due persone con 13 anni di differenza "ci vedremo invecchiare?", ma passa anche dalla "giocosità" del racconto di "una relazione che è più un’avventura". E poi ‘Semplice’ indaga sull’essere musicisti, sulla decisione di "fare una vita che semplice non è". Ma ci sono gli Zen e tutti gli altri amici. Come Motta. Francesco pure lui. E come il nome della canzone in cui si ritrovano. E’ musica sincera, quella di Maestro Pellegrini. A cuore aperto. Con stile cantautorale. Perché questo è. Non sarebbe altrimenti. Anche se non ci fosse stato Maestro, Francesco chi sarebbe stato? "Me lo sono chiesto spesso, magari a 50 anni apro un’edicola... la solitudine del lockdown mi ha fatto capire che non capiterà mai".