ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Eugenio Bennato, musica del mondo: “Canzoni popolari contro le bombe”

Questa sera il concerto al Blue Note di Milano. “In un’epoca di guerre e invasioni, evviva la tradizione”

Eugenio Bennato, fratello di Edoardo, si esibisce al Blue Note

Eugenio Bennato, fratello di Edoardo, si esibisce al Blue Note

Milano – Spesso si dice che non sono le persone a fare i viaggi, ma i viaggi a fare le persone, e così sembra pensarla pure Eugenio Bennato che, per raccontarsi, ha deciso di lasciar scivolare le latitudini di una vita tra le canzoni di quel “Musica del mondo”, uscito venerdì scorso, con cui si presenta questa sera al pubblico del Blue Note di Milano.

“Si tratta di un album concepito sui viaggi che la musica mi ha regalato in giro per il globo” racconta Bennato, 76 anni, laurea in Fisica, fratello di Edoardo e di Giorgio, ma anche forza propulsiva di esperienze seminali della canzone partenopea quali Nuova Compagnia di Canto Popolare e Musicanova. “Il brano che intitola il disco, ad esempio, l’ho realizzato durante una tournée in India con una formazione locale, lo Yar Mohammad Group. Il giorno dopo aver suonato assieme a Nuova Delhi siamo andati in sala di registrazione ed è nata questa canzone concepita su una flebile speranza, quella che la musica, in particolare la world music, mette in contatto popoli distanti tra di loro mentre la politica, purtroppo, continua a dividerli. In un’epoca di guerre, invasioni e bombardamenti, dunque, evviva la musica popolare”.

“Musica del mondo” è un disco di viaggi, di canzoni e di storie. A quale brano è più legato?

“Probabilmente all’ultima che ho scritto, ‘Mongiana’, legata ad una realtà spiazzante come quella di un paesino calabro che nel 1860 ospitava la più grande industria siderurgica peninsulare: le Reali Ferriere di Mongiana”, poi ridotte dal nuovo governo unitario a muto sito di archeologia industriale”.

La meta è partire, diceva Ungaretti.

“A pensarci bene, tutto ciò che ho scritto finora è in qualche modo un riflesso del concetto di viaggio. Che si tratti di un volo verso altri lidi o un breve tragitto in motorino lungo il lungomare di Napoli, le melodie e i miei versi sono sempre legati al ritmo del cammino e all’energia del movimento. Raccontano la nostalgia per quel che ci si lascia alle spalle, ma anche l’emozione dell’incontro e il mistero della scoperta. E ‘Musica del mondo’ è figlio di questa visione”.

Al Blue Note ci sarà pure sua figlia Eugenia che nel disco interpreta “Canzone per Beirut”?

“No, perché lei vive fra l’Italia, l’Europa e il Marocco. E in questo momento è a Tangeri. Ho scritto ‘Canzone per Beirut’ nel 2007, dopo un concerto nella capitale libanese. Nasce dalla frase di un manifesto affisso sui muri della città: “Non si può impedire alle stelle di brillare e a Beirut di risorgere“. È importante che quel pezzo abbia voluto cantarlo lei testimoniando come un’adolescente sia sensibile alle tragedie del mondo. Eugenia è italo-francese, fin da bambina ha viaggiato con me, e appartiene ad una generazione che fa ben sperare”.

Dei tanti incontri finiti nei suoi album ce n’è uno che l’ha segnato particolarmente?

“Quello con Enric Parfait ragazzo camerunense che una decina di anni fa, a Casablanca, mi allungò un foglietto coi dei versi in francese. Lì per lì l’accantonai senza dargli troppa considerazione, ma poi lo ripresi in mano scoprendo la storia di un viaggio attraverso il Sahara alimentato dalla speranza di varcare il Mediterraneo verso una nuova vita. Appunti che poi ho utilizzato come spunto per il testo di ‘Mon père et ma mère’”.

Fra le collaborazioni messe in piedi in quasi cinquant’anni di musica, la prima che le torna alla mente?

“Sicuramente quella con la mia compagna Pietra Montecorvino, la voce più ‘nera’ che possa esserci nel nostro Sud. Nell’album c’è pure una ninna nanna dedicata a Luna, figlia di Carola, la nostra primogenita che ha reso Pietra la nonna più felice e più rock del mondo”.