CARLA MARIA CASANOVA
Cultura e Spettacoli

L'étoile Anna Razzi: "Io, il gentil Nureyev e la calda Milano"

Per anni sul palcoscenico della scala: "Il corpo di ballo si ammutinò contro di me..."

L'ètoile Anna razzi

L'ètoile Anna razzi

Milano, 29 dicembre 2018 - Minuta e fragile. Sembra. Ma fragile non è aggettivo per una ballerina classica, categoria di bambine, adolescenti, donne resistenti e fortissime. Di fisico e carattere. Sottomesse a una disciplina pari a quella degli sportivi. In più le ballerine devono manifestare leggiadria, leggerezza e sorridere mimetizzando qualsiasi sforzo o fatica. Anna Razzi, danzatrice étoile internazionale (étoile non è un titolo onorifico, ma il più alto grado della gerarchia ufficiale del balletto), classe 1940, per anni sul palcoscenico della Scala, ripercorre la sua carriera: figlia del pittore Alessandro Razzi, tre fratelli pittori, aveva iniziato anche lei, sottraendo ritagli di tele al padre, a dipingere piccoli quadri. Poi fu la danza a decidere. Ma con “colpi di scena” e “diversivi” inconsueti. «Avevo 22 anni, ero appena diplomata alla scuola di danza all’Opera di Roma – racconta –, venne in visita il maitre de ballet jugoslavo Dimitri Pavlič per cercare un elemento per una sua coreografia. Scelse me e propose al Teatro di promuovermi prima ballerina. Il Corpo di ballo si ammutinò. La reazione dei miei colleghi mi stupì e mi ferì tanto che, piangendo, mi tolsi le scarpette e - vestita così com’ero, in costume - lasciai il teatro giurando che non ci avrei messo più piede».

Invece poi ci ripensò…

«No. All’Opera non tornai più. La sera stessa mi telefonarono dalla Scala per propormi di rimpiazzare una delle cinque allieve (di cui Savignano e Cosi ) che partivano per Mosca per uno scambio con il Bolshoi».

Una bella rivincita. A Milano le cose si sistemarono?

«Non subito. Ci fu un momento di arresto nel lavoro. Mi iscrissi all’Accademia dei Filodrammatici dove mi diplomai con Esperia Sperani. Partecipai a vari spettacoli, debuttando ne La Tempesta di Shakespeare con Santuccio. Lavorai come attrice alla Piccola Scala, alla Fenice, alla Rai. Finché tornai a danzare».

Più di vent’anni come étoile del repertorio classico: Giselle, Lago dei Cigni, La Bella addormentata, Lo Schiaccianoci...con Nureyev

«Ah Nureyev, artista inimitabile. Con me è sempre stato un partner gentilissimo. Abbiamo fatto anche una tournée in Francia insieme».

Lei, direttrice della scuola di ballo del San Carlo di Napoli, Cavaliere della Repubblica, Medaglia d’oro del Comune e della Provincia di Milano, decine di premi prestigiosi vinti, è tornata a Milano per sempre.

«Quando ho sposato Silvano (squisito disegnatore, figlio di Giulio Lupetti, “mago” delle luci della Scala, nda) mi sono stabilita qui. Questa è la mia vera casa».

A Milano non ha più famiglia. Come mai non ha scelto di vivere a Roma, dove è nata e ha i fratelli e i nipoti?

«Qui ho tutti i miei ricordi. Silvano aveva montato la casa con molto gusto. E poi a Milano tutto funziona, è ben servita dai mezzi, arrivi sempre in tempo. Ed è una città calda e cordiale. Sì, lo ammetto, l’amo più di Roma».