ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Tra rock e mito, Elvis Costello: “Io e l’Italia, un amore nato tanti anni fa...”

L’artista inglese e Carmen Consoli duetteranno a Milano domani al Castello, poi proseguiranno il tour estivo in Europa. “È meraviglioso trovarti su palcoscenici su cui puoi farti sentire”

Elvis Costello

Elvis Costello

Milano – Co. & Company. La stima reciproca che portato Carmen Consoli ed Elvis Costello a “fare ditta” nel tour con cui sbarcano domani al Cortile delle Armi del Castello Sforzesco ha una storia antica, nata un quarto di secolo fa nei camerini di una trasmissione tv. Di sicuro, però, tra le tante che nei comunicati stampa reclamano le stimmate di cantautrici, la Cantantessa il suo status se l’è costruito con i fatti. E questo show con Costello, portato al debutto a Roma l’altra sera, ne è la dimostrazione. "Dopo Milano suoneremo pure in Spagna, Scandinavia, Irlanda, Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Ungheria, Svizzera, ma a me e al mio sodale di scena Steve Nieve piace l’idea di iniziare questo tour dall’Italia in modo così inusuale" spiega l’altro Elvis del rock, al secolo Declan Patrick MacManus, 69 anni. "Sia io che Carmen ci siamo preparati molto per entrare uno nelle canzoni dell’altro". In queste prime date (ieri erano a Palermo) il risultato non è riuscito a dar loro ragione fino in fondo, ma lo scambio di esperienze rimane comunque interessante.

Avete scelto di dare allo show un’impronta essenziale, Carmen acustica e lei rock.

"Tra il 1998 e il 2002 io e Steve abbiamo fatto parecchi concerti di questo tipo; alcuni nei teatri d’opera italiani che, essendo progettati appositamente per la parola cantata, rendevano l’impatto molto suggestivo. Quando canti accompagnato solo da chitarra e piano, senza i muscoli della rock band, è meraviglioso trovarti su palcoscenici su cui puoi farti sentire".

Cosa cerca nella voce di una donna?

"Mi è capitato di collaborare con artiste di estrazione musicale molto diversa fra loro come Sofie von Otter o mia moglie (la pianista-cantante jazz Diana Krall - ndr), ma tutte unite da un particolare: essere dei contralti. Mi piace, infatti, il tipo di controllo che l’artista può esercitare su una voce di quel tipo. È spettacolare sentire un’interprete femminile raggiungere le vette del soprano, ma, quanto ad emozione, l’intimità del contralto è impareggiabile. Quando Carmen canta nel suo registro naturale e io uso le tonalità più alte della mia voce vibriamo sulla stessa lunghezza d’onda".

Che rapporto ha col nostro paese?

"L’Italia l’ho scoperta nel 1966, quando con mio padre la girammo in pullman assieme ad altri turisti. Amo Firenze. E Venezia ha un posto speciale nei miei ricordi perché è la città in cui è nata la storia d’amore con mia moglie; anche se è raro, ci andammo in un periodo dell’anno molto tranquillo. E questo aumentò l’incantesimo. Sono molto legato pure a Roma, a Milano e a Bologna entrata nella mia vita nel ’96 quando venni a registrarci quel folle programma televisivo Roxy Bar. Ci tornai nel ’98 e fu in quella occasione che vidi Carmen per la prima volta".

Pure il suo debutto italiano, nel 1980, fu televisivo.

"Avevo inciso Get happy!! e venni a Roma per registrare al Piper Club uno speciale Rai. Ricordo una donna che teneva tutti in riga gridando in un megafono cose che, ignorando la vostra lingua, non capivo minimamente. Dover cantare in playback rendeva tutto ancor più surreale. Una delle esperienze italiane più interessanti, però, l’ho fatta nei panni di compositore collaborando nel 2000 con Aterballetto alla realizzazione del Sogno di una notte di mezza estate".

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