Tutti i mondi di Cosmo, il viaggio del nuovo album: "Più pop, psichedelico. E sì, anche cantautorale"

Esce “Sulle ali del cavallo bianco” e a Milano spunta un’installazione “immersiva”. "Sperimentazione e chitarre classiche: nasce da momenti di confusione positiva"

Marco Jacopo Bianchi, alias Cosmo, 42 anni

Marco Jacopo Bianchi, alias Cosmo, 42 anni

Milano – Il viaggio musicale di Cosmo riprende dalla Stazione Centrale di Milano. Per l’esattezza da quella trafficata “Galleria delle Carrozze” dove un parallelepipedo specchiato ti catapulta nei mondi del nuovo album “Sulle ali del cavallo bianco”. Spazio un filo claustrofobico capace di offrire, però, ascolti immersivi del disco, in uscita oggi, accompagnati sul pavimento a led da grafiche animate che rimandano a quella psichedelia tanto cara all’estro creativo dell’alchimista elettrico eporediese. "L’idea di questa specie di Stargate, di questo portale capace di proiettarti in un’altra dimensione, me l’ha data Gabriele Ottino, artista piemontese che utilizza l’intelligenza artificiale per realizzare video di grande effetto" spiega lui, 42 anni, all’anagrafe Marco Jacopo Bianchi, moglie, tre figli e una discografia varata nel 2013. "Il nuovo album, infatti, è un po’ meno politico e un po’ più psichedelico, sentimentale, del predecessore “La terza estate dell’amore”, così mi piaceva pensarlo in una dimensione laminale tra l’aldiqua e l’aldilà".

Installazione a Milano
Installazione a Milano

“La terza estate dell’amore” risentiva delle inquietudini pandemiche mentre “Sulle ali del cavallo bianco” che sentimento si porta dentro?

"Se quello era un disco più radicalizzato, più elettronico, questo è più italiano, più legato alla nostra tradizione, e, diciamola pure questa parolaccia, “cantautorale”. Tant’è che è il primo progetto a cui lavoro con un’altra persona, Alessio Natalizia detto Not Waving, un mio amico produttore che vive e opera a Londra".

Cosa vi siete detti mettendo le mani su questi nuovi brani?

"L’idea è stata: facciamo un disco pop. Ma un pop completamente deviato, che sperimenta cose anche abbastanza estreme come l’affiancare chitarre classiche e sintetizzatori “trance”. Le canzoni sono nate tutte davanti al fiume che ad Ivrea passa davanti al mio studio ed è da quelle acque che ho immaginato veder affiorare e tendere le ali il cavallo del titolo. Tant’è che al termine dell’ascolto, spenti gli echi del finale d’archi alla Hans Zimmer, rimane solo il gorgoglio dell’acqua. E non è detto che da lì non parta pure la narrazione del prossimo disco".

Da cosa nasce questo suo quinto album?

"Da alcuni momenti di confusione positiva, fuori dall’ordinario, oltre che da esperienze psichedeliche anche nel senso stretto del termine; momenti in cui sono uscito un attimo da me per poi ritrovarmi e ritrovare le persone accanto a me".

“Gira che ti rigira” è forse il brano più lieve degli 11 in repertorio.

"Me l’ha ispirato il mood giocoso di “Attenti al lupo” di Lucio Dalla. E in particolare i suoni buffi, freschi, in levare, di quel brano. Ma anche la strana malinconia che lo circonda".

Un concept?

"Non esattamente, l’idea del cavallo bianco è legata soprattutto alla volontà di attraversare più mondi con una musica capace di avvicinare gli opposti: pop e sperimentazione".

Sulla piattaforma web Mubi è disponibile “Antipop” il film di Jacopo Farina su di lei.

"Già, un documentario che mi racconta attraverso le storie di altri, mio fratello, i miei genitori, le persone che mi circondano. Non faccio, infatti, sfoggio della mia vita privata, non la nascondo nemmeno". Sulle spalle del suo Pegaso onirico, l’antistar del pop elettronico plana all’Alcatraz il 10 e 11 aprile per due concerti all’insegna del sold-out.

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