Chiara Maci: "A Milano nascono tutte le mode, anche del food"

E' diventata blogger e conduttrice tv: se hai voglia di rischiare, puoi provarci e riuscire

Chiara Maci ha lasciato il marketing per dedicarsi alla passione della cucina

Chiara Maci ha lasciato il marketing per dedicarsi alla passione della cucina

Milano, 29 febbraio 2020 - «Nel mondo del food odierno, fatto di social network, di pietanze più fotografate che ricche di gusto, Milano si distingue: dà gli strumenti per operare e la grinta, che si traduce in obiettivi realizzabili". A parlare è la nota food blogger, influencer, conduttrice tv e scrittrice Chiara Maci, appena eletta “Personaggio dell’anno 2019 - Categoria Opinion Leader”, secondo il sondaggio della rivista “Italia a Tavola”.

Per lei Milano è la fucina di… "Di tante iniziative. Nella città i sogni si possono realizzare; infatti, mantiene sempre le promesse fatte. Tutto può accadervi. È successo anche a me, quando mi sono trasferita da Bologna, nel 2006. Volevo inventarmi un lavoro e riuscii nel mio intento. Chi ha voglia di concretizzare qualcosa, anche di azzardato, viene a Milano e può almeno provarci. È senz’altro più meritocratica di altri centri. Ma è strana la percezione che si ha inizialmente della metropoli. Ho impiegato del tempo per capirla".

Cosa intende? "Ero venuta nel capoluogo lombardo per un master, dopo la laurea in Giurisprudenza, conseguita a Bologna. Nella città delle aziende, volevo lavorare nel marketing. Ma non fu facile per i ritmi frenetici, che essa impone: lavoravo a Rogoredo, trascorrendo molto tempo in ufficio. Quando mi licenziai, mi recai alla stazione di Porta Garibaldi e cominciai a camminare per tutto il giorno, scoprendo quello che non avevo mai visto in tre anni di permanenza".

Avendola esplorata, quali sono le sue bellezze? "Considero suggestivo ogni angolo. Milano è bella, anche perché è tenuta bene. Al di là delle attrattive turistiche, delle opere d’arte, dei monumenti, mi piace la zona Moscova, in cui vivo. Ho visto, poi, fiorire di recente alcuni quartieri, come Gae Aulenti. È positivo anche il connubio dell’antico, che va preservato, con il nuovo, in ogni ambito: nella cucina, nell’architettura... Farli coesistere è una carta vincente. Apprezzo le vie in cui si alternano palazzi diversi l’uno dall’altro. È la caratteristica di Milano: non essere uniforme e in un continuo divenire. In essa mi rispecchio molto, nei ritmi, nell’agire frenetico, nel voler sempre cambiare; è iperattiva come me".

Milano e il food… "È la città del food, è internazionale, l’unica in cui si possono trovare le cucine di tutto il mondo, dove il cibo viene portato anche a casa, a qualunque ora del giorno. E, poi, ha una varietà di ingredienti, che non si trovano altrove. Offre anche una diversità di ristorazione, sempre qualcosa di nuovo. Ogni moda, tendenza food nascono prima a Milano. Quasi sempre è così".

Quali colori accosterebbe alla città? "Per tradizione, il giallo dello zafferano. Quando ho registrato a Milano la puntata “Italia a morsi”, ho pensato subito al profumo di questo ingrediente, utilizzato nel riso con il brodo. E all’ossobuco ".

E sapori? "Quella milanese è una cucina di sostanza, goduriosa, ma anche di riciclo, quindi povera. Nella città convivono piccole e tipiche trattorie, con luoghi di ristorazione a base di vegano, sushi, il futuro... Milano, che paragono a Londra, New York, Dubai, è varietà, ricchezza ed offerta".

La trasformo nella “Cesarina” milanese del suo programma, in onda su Food Network. Quale piatto preparerebbe in ogni stagione? "Le vivande milanesi, in genere, sono invernali. Comunque, nella stagione fredda, il risotto con l’ossobuco, grande classico; in estate, i mondeghili con verdure, anche perché la polpetta è adatta ad ogni periodo dell’anno; in primavera, la cotoletta alta con l’osso; in autunno, una zuppa".

Vizi e stravizi del milanese in campo culinario… "È criticone, perfezionista, anche al ristorante. Non si accontenta".

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