VALENTINA BERTUCCIO D’ANGELO
Cultura e Spettacoli

“Arrusi”, Gabriele Scotti porta in scena la memoria dei discriminati: “Sui diritti si rischia sempre di tornare indietro”

Al Teatro Filodrammatici dal 20 al 25 maggio, il nuovo spettacolo teatrale dello sceneggiatore milanese: tre storie vere di discriminazione, lontane nel tempo e nello spazio, ma che si sfiorano

Una scena dello spettacolo "Arrusi", di Gabriele Scotti

Una scena dello spettacolo "Arrusi", di Gabriele Scotti

Milano, 16 maggio 2025 – Cambiano le epoche, i secoli. Cambiano i Paesi, i governi, le società. Ma le discriminazioni, quelle no. Attraversano il tempo, evolvono, arretrano e poi avanzano. Prendendo di mira chi sembra “diverso”. Parte da questo concetto lo spettacolo teatrale “Arrusi”, scritto dallo sceneggiatore milanese Gabriele Scotti, per la regia Omar Nedjari, al Teatro Filodrammatici di Milano dal 20 al 25 maggio.  In scena tre protagonisti, Francesco, Amparo e Aurelia, per tre vicende realmente accadute che, apparentemente lontane nello spazio e nel tempo, hanno molto in comune. La prima, quella poco raccontata, se non addirittura ignorata, degli uomini che durante il Fascismo venivano arrestati con l’accusa di essere omosessuali, di essere “arrusi” (dal siciliano), per poi essere confinati in isole di detenzione in nome della purezza della razza e del costume. La seconda, ambientata nella Spagna franchista, dove l’omosessualità andava curata in centri dedicati, tutti all’interno di specifiche carceri. La terza, l’Italia di oggi, dove nel 2023 una Procura, quella di Padova, ha impugnato gli atti di nascita di 33 bambini nati da coppie omogenitoriali composte da due madri.

©2023BrambillaSerrani

Gabriele Scotti, com’è nato lo spettacolo “Arrusi”?

"Era il progetto per un film, letto con piacere da diverse produzioni ma poi non s’è fatto più nulla. Allora ho pensato di arricchire tutto il materiale che avevo, sulla storia degli arrusi confinati alle Tremiti, con altre due storie vere, come quella di una madre spagnola che sotto il Franchismo denuncia il figlio omosessuale, pensando di fargli del bene, e un’altra vicenda a cui tengo moltissimo, quella degli atti di nascita impugnati dalla Procura di Padova. Unendo i puntini ho pensato di fare uno spettacolo in cui le tre storie, lontane nel tempo, in realtà si toccano”. 

Quali sono state le sue fonti?

“Ho letto molti libri, come “La città e l’isola. Omosessuali al confino nell’Italia fascista”, di Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio, e articoli. E per la parte dell’Italia del 2023, ho parlato con diverse persone, per esempioper approfondire tutto il viaggio, psicologico e materiale, che c’è dietro alla procreazione assistita”. 

La Spagna ricorre in due storie diverse: la seconda, quella di Amparo, la madre che denuncia il figlio omosessuale, e la terza, con la fecondazione assistita fatta in Spagna. 

"È una cosa che mi colpisce molto. La Spagna è rimasta sotto il Franchismo fino al’75, quindi l’altro ieri. Morto Franco, ha fatto un cambio velocissimo, diventando un Paese tra i più avanzati. È interessante, vuol dire che è possibile. Mentre se guardiamo all’Italia… Il punto dello spettacolo è che si può sempre tornare indietro sui diritti”.

Il timore c’è. È uno spettacolo necessario, in un momento storico come questo? 

"Noi sentiamo necessario parlare di queste questioni, visto il mondo in cui siamo”.

Scotti, i suoi spettacoli ci hanno abituato a un registro ironico. Questa volta? 

"Lo spettacolo è principalmente drammatico, ovviamente. Ma ci sono momenti di leggerezza. Non solo perché è il mio stile, ma perché in ogni tragedia c’è un momento per sorridere. Per esempio, gli arrusi venivano arrestati, schedati, buttati alle isole Tremiti: un dramma. Ma la verità è che proprio lì si è formata la prima comunità gay d’Italia. Facevano spettacoli teatrali, avevano storie con i carabinieri, si sono sviluppati momenti divertenti. E quando, con lo scoppio della Seconda Guerra mondiale, c’è stato il liberi tutti, qualcuno ha pianto a dover lasciare le isole: lì potevano essere se stessi”. 

E oggi? C’è anche oggi da ridere?

"Anche nella storia contemporanea, quella delle due mamme Eva e Aurelia, lo spettacolo propone alcuni passaggi tragicomici. Le due, che hanno già un figlio, si chiedono se averne un altro, con tutti i dubbi di ogni coppia di genitori alle prese con questa scelta, ma in più col dubbio su come farlo, dove farlo… ci sono particolari divertenti. È uno spettacolo di testimonianza e memoria”. 

Il teatro italiano ha attualmente molto spettacoli in programma sui temi Lgbt. 

“Non è un caso. Giugno è il gay month e dunque maggio è un mese in fermento, su queste tematiche. Il teatro, comunque, in generale, ha la fortuna di poter parlare più liberamente rispetto a tv e cinema. Il teatro è più libero: meno soldi e meno controlli. Ma non meno pubblico. Si dice continuamente che “il teatro è morto”, ma a me non sembra proprio. Certo, si rischia di parlare con un pubblico già sintonizzato su certe tematiche, ma da qualche parte bisogna pur partire”. 

La mostra

Durante la tenitura dello spettacolo sarà allestita una mostra fotografica nel foyer del Teatro Filodrammatici di Milano, dal titolo “L’isola degli Arrusi” nella quale sarà esposto il lavoro di Laura Rigolli sui luoghi degli arrusi, uomini tra i 18 e i 54 anni che sotto il regime fascista furono arrestati con l'accusa di “pederastia passiva” e mandati al confino. Nella sua ricerca l'autrice ha ricostruito fotograficamente i luoghi in cui questi arrusi si incontravano a Catania prima degli arresti e i luoghi di confino sull’isola di San Domino, Tremiti.

Informazioni pratiche

Lo spettacolo “Arrusi. Italia 1939 - Spagna 1970 - Italia 2023” si tiene al Teatro Filodrammatici (piazza Paolo Ferrari 6, angolo via Filodrammatici) dal 20 al 25 maggio. Orario spettacoli: martedì, giovedì, venerdì, sabato ore 20.30; mercoledì e domenica ore 19.30. 

Di Gabriele Scotti, regia Omar Nedjari, con Marika Pensa, Simone Tudda e Sandra Zoccolan. Scene Maria Spazzi; costumi Ilaria Strozzi; luci Roberta Faiolo; musiche originali Giulia Bertasi; assistente alla regia e alle scene Ilaria Angiono; assistente ai costumi Lola Wolf Produzione ATIR, in collaborazione con Teatro Prova, con il sostegno di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo – Progetto NEXT 2023.