DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Malabrocca, Bonatti e Tomba: i miti di Luca Argentero al teatro Manzoni

L'attore presenta lo spettacolo "È questa la vita che sognavo da bambino?", da lunedì a Milano per la regia di Edoardo Leo

Luca Argentero sul palco per la regia di Edoardo Leo

Milano, 22 febbraio 2020 - Vite straordinarie. E parallele, non ci sono grandi punti di contatto fra Luigi Malabrocca (celebre Maglia Nera del Giro nel dopoguerra), Walter Bonatti, Alberto Tomba. Se non il fatto di rappresentare il riferimento eroico di Luca Argentero. A loro infatti l’attore torinese ha pensato per il suo "È questa la vita che sognavo da bambino?", da lunedì al Manzoni per la regia di Edoardo Leo. Un monologo. Dove ci si prova a raccontare attraverso un immaginario sportivo. Argentero, perché proprio questi tre personaggi? "È stata una scelta obbligata nel momento in cui ho cercato di rispondere alla domanda del titolo. In loro ho ritrovato le mie aspirazioni di ragazzo, riconoscendoli immediatamente come figure centrali della mia formazione. E ovviamente raccontando di loro, riesco a parlare di me stesso". In cosa li ritiene emblematici? "Malabrocca è stato ultimo senza vergogna. Anzi. Aveva deciso che quella posizione interpretasse al meglio il sistema che aveva intorno. A distanza di tempo insegna che spesso la vittoria è solo una questione di punti di vista. Di Alberto Tomba avevo invece il poster appeso in camera e in lui percepisci come non sia importante solo vincere, ma anche il modo in cui vinci. Ovvero nel suo caso continuando a giocare, a divertirsi, creando una forte empatia con il pubblico. Walter Bonatti rappresenta invece una metafora molto più ampia dell’esistenza". Cosa intende? "È la difficoltà del raggiungere il grande obiettivo, la soddisfazione di un risultato che potresti ritrovarti a festeggiare poi da solo, una volta arrivato in cima". Come mai tre sportivi? "Sono cresciuto con lo sport e grazie allo sport, mi è venuto naturale pensare a loro. Nessun politico, nessun artista. In fin dei conti la mia carriera d’attore è arrivata tardi, non era fra gli obiettivi". Quando ha capito che poteva essere il suo mestiere? "La prima volta sul set della serie tv "Carabinieri. All’inizio ho provato un certo spaesamento. Ma è durato poco. Presto ho pensato che se fossi riuscito a trasformare quell’esperienza in un lavoro sarei stato felice. E così è stato. Placido, Risi, Francesca Comencini mi hanno poi aiutato nel percorso". Quindi alla domanda del titolo oggi cosa si risponde? "Che ho una vita ancora migliore di quella che sognavo. Non avrei mai immaginato giornate così movimentate, ricche di incontri, di persone, di esperienze. Questo continuo muoversi di città in città. Laureato in Economia, se non fossi diventato attore avrei probabilmente lavorato nella società edile della mia famiglia. Non che ci sia qualcosa di male. Ma la mia speranza da ragazzo era quella di non finire tutto il tempo in giacca e cravatta". Lei e la sua compagna state per diventare genitori... "Sì, di una bimba. E devo dire che l’attesa mi ha radicato ancora di più sul presente, sulla necessità di essere attivi, senza sprecare tempo".