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Milan, rogatoria sui conti di Mr Li

Pronto il provvedimento in Cina per ricostruire i flussi del denaro versato per l’acquisto del club rossonero

Yonghong Li (LaPresse)

Milano, 11 gennaio 2019 - È pronta la rogatoria in Cina per ricostruire i flussi del denaro versato per l’acquisto del Milan da parte di Yonghong Li l’uomo d’affari cinese ora indagato per false comunicazioni sociali dalla Procura. Da quanto si è appreso la richiesta di assistenza giudiziaria internazionale, scritta dal pm Paolo Storari è ora sul tavolo del Procuratore aggiunto Fabio De Pasquale per le ultime limature per poi essere trasmessa alle autorità cinesi.

L’indagine coordinata da Storari e De Pasquale era nata in seguito al rapporto depositato l’anno scorso fa dalla Guardia di Finanza che conteneva tre “sos”, ossia «segnalazioni di operazioni sospette». Da qui l’avvio degli accertamenti e l’ipotesi di falso in bilancio nei confronti dell’imprenditore cinese: lo scorso febbraio, secondo gli accertamenti, aveva assicurato con un comunicato ufficiale che la situazione relativa alle sua «risorse personali» era «completamente sana» nonostante la Jie Ande, “cassaforte” indicata tra i suoi principali asset per rilevare il club calcistico da Fininvest un mese prima era stata dichiarata fallita dal Tribunale del popolo di Shenzhen.

Di fronte a questa situazione inquirenti e investigatori, tramite le rogatorie cinesi, vogliono far luce sulla provenienza dei soldi sborsati per l’acquisto della squadra rossonera. Nel mirino ci sarebbero, tra l’altro, alcuni conti in in banche a Hong Kong e Macao.

Complessivamente l’uomo d’affari cinese ha versato circa 500 milioni di euro nella sua misteriosa avventura italiana. La gran parte a Fininvest (che aveva fissato il prezzo a 740 milioni), con una serie di caparre a singhiozzo, fino al closing, raggiunto in extremis mettendo il club come pegno a fronte del prestito ponte da 303 milioni ricevuto da Elliott.

Il resto dei soldi, Li Yonghong lo ha iniettato nelle casse del Milan per gli aumenti di capitale. A soli 15 mesi dal closing Mr Li è andato però in default quando non è riuscito a completare l’ultimo aumento di capitale da 32 milioni né a restituire quella cifra a Elliott, che era subentrato in surroga. A quel punto il fondo statunitense ha avviato l’escussione del pegno, subentrando nel controllo del Milan, e il cinese è uscito di scena.

Sulle voci legate alla cessione del Milan si era espresso, dopo i primi dubbi legati al patrimonio di mister Li, anche lo stesso Silvio Berlusconi che aveva parlato di «campagne denigratorie» in relazione alla ventilata ipotesi che i denari utilizzati dal misterioso cinese fossero in realtà dello stesso ex Cavaliere. «Io non ho alcun capitale all’estero - assicurò il leader di Forza Italia - e quindi non ho questo problema, ma se l’avessi sarei davvero fuori di mente a decidere di farli rientrare nell’ambito di un’operazione come la vendita del Milan, sulla quale sono stati puntati tutti i riflettori del mondo. Solo chi è davvero fuori di testa può immaginare una cosa così assurda».

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