DANIELE DE SALVO
Cronaca

Alessandro Dall’Ó morto facendo canyoning: dall’attrezzatura alla dinamica, un’indagine sull’incidente

La Procura di Lecco ha disposto l’autopsia sulla salma del ragazzo, residente a Corsico. Le testimonianze choc: il vortice lo ha risucchiato ed è rimasto sott’acqua per 4 minuti.

Alessandro Dall’Ó

Alessandro Dall’Ó

Perledo (Lecco) – Un’inchiesta per accertare se Alessandro sia morto per una fatalità, oppure se l’incidente si poteva, anzi si doveva evitare. E per stabilire, quindi, se qualcuno ne è responsabile. I magistrati della Procura della Repubblica di Lecco hanno aperto un’indagine sulla morte di Alessandro Dall’Ó, l’architetto ambientale di 33 anni, residente a Corsico, che sabato mattina è morto annegato del torrente Esino a Perledo, dove stava praticando canyoning. Accertamenti necessari per ricostruire, anche attraverso le testimonianze raccolte, la dinamica dell’incidente. Hanno disposto l’autopsia sul suo corpo e sembra abbiano sequestrato anche l’attrezzatura di sicurezza che stava utilizzando.

Alessandro, sabato, stava discendendo una serie di cascate e pozze giù per l’orrido di Vezio, lungo il corso d’acqua in piena. Non era solo: con lui c’erano la sua fidanzata e due svizzeri esperti con cui si stava addestrando per diventare pure lui un istruttore di canyoning come loro. In base alle prime testimonianze, pare si stesse calando con una corda da un rapida all’altra, in una stretta gola sotto un ponte, ma il vortice di un mulinello lo avrebbe risucchiato senza che lui sia stato in grado di opporsi alla forza della corrente.

È rimasto sommesso per almeno 4 lunghissimi minuti, prima di essere ripescato e trascinato a riva, dove i due istruttori gli hanno praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca per rianimarlo e tenerlo in vita. Ed è trascorsa un’altra interminabile ora prima dell’arrivo in forze dei soccorritori, perché nella zona dove è affogato non c’è segnale telefonico per poter lanciare l’allarme.