Un paio di lenzuola stese al sole volteggiano assecondando lo sbuffare del vento. Un anziano signore si abbronza sulla barca a remi cullato dalle onde del mare. Un golden retriever si gode la sua siesta pomeridiana a pochi passi dal bagnasciuga. Questi sono solo alcuni degli istanti raccolti da “Vita Lenta”, profilo Instagram da oltre 720mila follower che ogni giorno cattura momenti di ozio e tranquillità disseminati qua e là per il mondo. In una contemporaneità che corre veloce, il relax ha ormai assunto i tratti di una chimera e nelle grandi metropoli in molti si sono rassegnati a ritmi frenetici e orari di lavoro sfibranti. E forse il successo di questa pagina risiede proprio nella sua romanticizzazione dell’ozio; sono tante le persone che, dopo una lunga giornata in ufficio, osservano i post di “Vita Lenta”, sognando un’esistenza in cui un’agenda senza impegni non sia fonte d’imbarazzo.
E questa sensazione la conosce bene Gianvito Fanelli, 33enne designer e creatore del profilo “Vita Lenta” che, dopo una breve parentesi a Milano, ha scelto di ritornare nella sua amata Puglia. Per Fanelli è fondamentale trovare il giusto equilibrio tra la frenesia delle grandi città e la lentezza dei piccoli borghi; prendersi degli attimi di tranquillità, lasciando spazio alle piccole cose date per scontate, per riconciliarsi con se stessi.
Fanelli, come mai ha scelto di creare “Vita Lenta”?
“Nel 2018 lavoravo a Milano ma ogni estate tornavo a casa a Conversano, in provincia di Bari. Girovagando per le stradine di paese ho iniziato a notare alcune tradizioni locali che da giovane ignoravo. A settembre gli abitanti raccolgono le mandorle e le lasciano essiccare al sole; un giorno ho scelto di riprendere quest’immagine con il cellulare e postarla sui social con la scritta “Vita Lenta”. Non avrei mai pensato che un semplice post potesse riscuotere così tanto successo”.
I suoi contenuti non corrono il rischio di incentivare l’overtourism?
“Ho scelto di non dare troppa enfasi ai luoghi. Certe scene di quotidianità potrebbero accadere a Bari, a Napoli o nelle corti milanesi. Ogni giorno sui social siamo bombardati da contenuti su mete imperdibili, ci sentiamo quasi obbligati ad andare a Mykonos per farci una foto al tramonto. Con “Vita Lenta” vorrei lanciare un messaggio: è importante cambiare il modo in cui concepiamo il turismo, dando valore agli spazi che abitiamo e alle esperienze che ricerchiamo”.
Perché la sua pagina è così popolare a Milano?
“Nelle grandi città la vita corre veloce e le pause non sono ammesse. In tanti vorrebbero ritagliarsi del tempo per sé e “Vita Lenta” rilassa chi si destreggia tra impegni stringenti e scadenze. Non bisogna nemmeno abbandonarsi all’eccessiva flemma; al Sud, ad esempio, la lentezza nella burocrazia e nei trasporti è fonte di diseguaglianze sociali. La mia pagina ruota attorno a una semplice filosofia: sapere quando correre e quando rallentare per stare bene con se stessi”.
La vita lenta è una chimera?
“Durante la pandemia molte persone hanno fatto piccoli cambiamenti nella loro quotidianità e si sono rese conto che rallentare è possibile. Io lavoro da remoto e sono consapevole che si tratti di un privilegio. Vivere lentamente non significa oziare tutto il giorno, ma fare delle piccole scelte in grado di influenzare il nostro benessere psicofisico”.
Quali sono i suoi momenti di lentezza quotidiana?
“Mi piace preparare il caffè con la moka. A Milano va bevuto di fretta, serve come carburante per dare il massimo. Per me è un momento di contemplazione; ogni giorno, prima di lavorare, attendo pazientemente che sia pronto e mi lascio travolgere dall’aroma che invade la casa”.