ROBERTA RAMPINI
Cronaca

“La violenza di genere non è sul menù”: la campagna di Berberè a difesa delle donne

Al via dal 25 novembre al 10 dicembre nelle sei sedi di Milano e in tutta Italia a sostegno di Di.Re - Donne in rete contro la violenza

BERBERE - Campagna donne

La campagna lanciata da Berberè

Milano – "La violenza di genere non è sul menù" è lo slogan della campagna di sensibilizzazione lanciata da Berberè per sostenere "D.i.Re - Donne in rete contro la violenza di genere" in occasione del 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il brand di pizzerie fondato nel 2010 da Matteo e Salvatore Aloe, due fratelli calabresi, con sei locali anche a Milano, dal 25 novembre al 10 dicembre promuove una serie di iniziative con l'obiettivo di informare la clientela e far conoscere loro i centri della rete D.i.Re attraverso strumenti di comunicazione.

Sui 25.000 cartoni della pizza destinati al delivery è stato applicato un adesivo con QrCode con i contatti di tutti i Centri Antiviolenza della rete, inoltre all'interno delle 20 pizzerie italiane del marchio, sono disponibili 5.000 cartoline con lo stesso messaggio. La campagna sarà diffusa attraverso la distribuzione in cassa di stickers, con la condivisione sui canali social, attraverso la newsletter e il sito web di Berberè. "Con la campagna 'La violenza di genere non è sul menù' vogliamo fare delle nostre pizzerie un presidio a tutela delle donne e permettere alle clienti e ai clienti di accedere in modo immediato ai contatti e alle informazioni di tutti i Centri Antiviolenza D.i.Re presenti sul territorio. Attraverso i cartoni della pizza che arrivano dentro casa, le cartoline e gli stickers in distribuzione nelle pizzerie, ci auguriamo di accorciare le distanze tra chi ha bisogno d’aiuto e chi di quell’aiuto ha fatto una mission”, spiega Salvatore Aloe, co-founder di Berberè insieme al fratello Matteo.

Con le sue 88 organizzazioni, 117 Centri antiviolenza e 66 case rifugio, D.i.Re accoglie e sostiene gratuitamente ogni anno più di 20.000 ragazze e donne che subiscono violenza maschile. L’associazione s’impegna a promuovere il cambiamento culturale necessario per fronteggiare il fenomeno della violenza maschile sulle donne attraverso iniziative di informazione, progetti di ricerca e, soprattutto, grazie a un lavoro quotidiano all’interno dei Centri Antiviolenza. “Siamo molto soddisfatte che questa collaborazione continui anche quest'anno. Diffondere la fondamentale presenza dei centri antiviolenza a un pubblico sempre più vasto può diventare un'azione importante per molte donne che decidono di uscire da situazioni di maltrattamento o violenza. I centri antiviolenza le aspettano per progettare insieme il loro percorso di libertà", racconta Antonella Veltri, Presidente di D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza.

Ma l'impegno di Berberè su questo tema va oltre al 25 novembre. "Coinvolgiamo quotidianamente e attivamente il personale nella campagna 'La violenza di genere non è sul menù', condividendo con loro ragioni e obiettivi – aggiunge Salvatore Aloe –. All’interno del più ampio progetto di formazione che da marzo trova il suo quartier generale negli spazi di Casa Madre a Bologna, prevediamo per tutte e tutti i dipendenti un training per stimolare l’utilizzo di un linguaggio inclusivo e attento alla rappresentazione delle diversità all’interno dell’azienda. Il nostro personale ha un'età media inferiore ai trent'anni, anche nelle figure manageriali, ed è composto da 40 nazionalità diverse. Per noi è importante garantire un ambiente più sicuro in cui poter crescere, non solo professionalmente, ma anche nel rispetto della propria identità”.

Nel 2024 Berberè ha introdotto nel suo piano di formazione rivolto al personale il corso “Non è sul menù”, con lo scopo di riflettere sulle diverse forme di discriminazione e violenza che si manifestano attraverso il linguaggio, tra cui sessismo, abilismo, razzismo e omolesbobitransfobia. Infine, insieme alla Fondazione Libellula, Berberè ha introdotto in azienda la policy “Safe at work”, attraverso la quale si impegna attivamente per costruire, curare e abitare un ambiente di lavoro “safe” e plurale, libero da discriminazioni, intimidazioni o ingiustizie sanzionando i comportamenti violenti e le molestie.