MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Via Cavezzali, la ferita dimenticata: pusher padroni dell’ex residence

Viaggio nel palazzone occupato tra rabbia, rassegnazione e omertà

L’edificio di via Cavezzali 11 (Newpress)

Milano, 31 agosto 2017 - Per entrare senza destare sospetti nel palazzone-fortino della droga di via Cavezzali 11, traversa di via Padova, lo scorso giugno un ghisa si era travestito da pony express. Con questo trucco si era guadagnato il via libera oltre il portone di vetro sempre aperto, così come il cancello, senza scatenare il fuggi fuggi. E così era riuscito a portare a termine la missione: due egiziani, di 26 e 30 anni, erano stati arrestati per spaccio. Sequestrati 14 grammi di cocaina e 5mila euro in contanti. Droga nascosta ovunque, persino dietro un calorifero della ex reception e dentro un calzino. Uno degli ultimi interventi effettuati con l’intento di riportare legalità in questa torre di dieci piani con 193 appartamenti, ex residence di proprietà privata, da anni nel caos tra alloggi occupati, racket, spaccio, parti ammalorate, immondizia. Con case messe all’asta e altre «di nessuno», eppure di fatto abitate.

«Di controlli ce ne sono, più che in passato. Ma sono interventi singoli, non risolvono il problema, è come voler svuotare il mare con un secchiello», sottolinea un residente della zona che chiede l’anonimato. «Io qui davanti passo spesso, non vorrei essere preso di mira». Ieri ci siamo avventurati nel complesso: la maggior parte degli inquilini incrociati, stranieri, dice di essere nel palazzo «da poco tempo». Oppure si presenta come «ospite di amici». Il viavai è continuo, di fronte alla mensola della ex reception con la posta impilata. C’è qualcuno che la ritira? «Abbiamo un custode – spiega un abitante –. C’è un numero di telefono appeso all’ingresso». Un numero di cellulare. Ieri scattava sempre la segreteria. Questo complesso di via Cavezzali è uno dei «buchi neri» della zona di via Padova. Lo scorso aprile, tra gli amministratori di condominio che avevano lanciato l’allarme durante un incontro pubblico promosso dal gruppo SinistraXMilano del Municipio 2, segnalando soprattutto il problema dei debiti (alcuni condomini sono in rosso anche di 1,5 milioni di euro) era intervenuto anche l’amministratore di via Cavezzali 11, Giovanni Massari: «Nel condominio l’italiano è una lingua straniera». E poi «il settimo piano è disabitato ed è diventato un bagno pubblico».

Ora? «Non è cambiato nulla. Il settimo piano è sempre una latrina», fa sapere un abitante. Ma anche in cortile, sulle scale e sui pianerottoli spuntano mini discariche. «Cerco di arrangiarmi, di pulire come posso. Ma siamo in una situazione difficile», rivela Saldy Duenas, filippino, che racconta di abitare in via Cavezzali da 3 anni. E intanto i cittadini del quartiere chiedono aiuto, per l’ennesima volta. «Questo palazzo è da buttare giù. Varcate le mura non esiste più lo Stato, non esistono regole, è un mondo a parte», parole di Giuseppe Viola. «È allucinante. Io lo ripulirei e assegnerei gli alloggi a famiglie bisognose», conclude Anna Uras. «Un luogo che lo scorso anno era stato inserito tra i siti da monitorare dall’Antiterrorismo milanese – ricorda Samuele Piscina (Lega Nord), presidente del Municipio 2 –. Abbiamo portato il caso di via Cavezzali all’attenzione del prefetto prima della pausa estiva. Adesso riprenderemo in mano la questione, il problema va risolto».