
Il campo nomadi di via Bonfadini in zona Rogoredo nel mirino degli investigatori
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Milano - "Non veniamo più ché abbiamo strada da fare e mi fanno una multa di 400 euro, digli che non ci va di venire così ogni giorno". Sono da poco passate le 22 del 2 febbraio scorso, siamo in via Tertulliano: la cimice piazzata dai carabinieri capta un dialogo tra gli albanesi Fred Preci e Florjan Hila, reduci da un furto in abitazione a Mortara, in provincia di Pavia. I due, evidentemente preoccupati per i possibili controlli per il coprifuoco, commentano il blitz portato a termine poco prima: "Scatole d’oro, era una casa stupenda... il bagno era troppo alto... l’altezza del balcone che ci siamo buttati... li aveva nei posti diversi... le ho aperte quasi tutte... vaf. se non venivano per altri dieci minuti quelli... ho spostato gli armadi e i comodini, tutto, era una grande biblioteca".
Poi si soffermano sui soldi incassati dalla vendita della refurtiva: "82, 83 sono uscite... hai fatto il calcolo... quanto ti hanno dato? 2 e 600... 2.650, 2.440... Joni ( il soprannome di Preci, ndr), quant’erano, quanti grammi? 83, 83 x 30... devi avere 2.600... 2.650... li ho contati... li conto sempre perché non prendo i soldi senza contarli prima". Chi è il ricettatore? Secondo gli accertamenti investigativi, la banda smantellata nei giorni scorsi dai militari di Abbiategrasso era “cliente“ fissa del campo nomadi di via Bonfadini, già emerso in indagini passate come luogo prediletto dai topi d’appartamento per monetizzare rapidamente quanto rubato. Del resto, la sera del 19 dicembre, dopo un doppio raid, l’Audi A5 della gang è entrata proprio nell’insediamento in zona Rogoredo per poi ripartire alle 21.55. I quattro membri del gruppo sono stati fermati una settimana fa a Bareggio, dove si incontravano abitualmente per pianificare le razzie: sono accusati di cinque furti avvenuti tra il 19 dicembre 2020 e il 15 febbraio 2021 ad Abbiategrasso, Rosate, Mortara e Vigevano; inoltre, devono rispondere di una rapina impropria, perché, in occasione di un blitz ad Abbiategrasso, uno dei componenti della gang, il trentaduenne albanese Pali Voci, ha puntato il coltello alla gola di un parente della proprietaria della casa svaligiata per riuscire a scappare col bottino di preziosi e tremila euro in contanti.
L’operazione, coordinata dal pm della Procura di Pavia Paolo Pietro Mazza, ha portato al sequestro di quattro auto di grossa cilindrata (un’Audi A5 rubata il 7 settembre 2020, due A4 e un’Alfa Romeo 159), di un’ingente somma di denaro (22.760 euro, 260 dollari americani, 20 pounds inglesi, 200 franchi svizzeri e 330 lei romeni) e di vari attrezzi del mestiere nel box-covo di Settimo Milanese (piedi di porco, cesoie, ricetrasmittenti, guanti, frese). I provvedimenti di fermo di indiziato di delitto sono stati convalidati dal gip milanese Elisabetta Meyer (competente sul territorio di Bareggio), come da richiesta avanzata dal pm Alessandro Gobbis: per Voci e per Fredi ed Erjion Preci (rispettivamente di 36 e 27 anni) è stata disposta la custodia cautelare in carcere, anche perché gli ultimi due stavano già preparando il loro ritorno in patria; per il ventisettenne Hila, l’unico incensurato, il giudice ha ritenuto sufficiente l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria di Roma (dove risiede la sorella) tre volte a settimana. L’indagine del Nucleo operativo di Abbiategrasso è partita il 17 novembre scorso, quando alla stazione dei carabinieri di Sedriano è arrivata la segnalazione di un ladro scappato a bordo di un’Audi A4 dopo aver scavalcato la recinzione di uno stabile. Da lì è scattato il monitoraggio di Erjon Preci, già notato in passato alla guida dell’auto.
Passo dopo passo, i militari sono arrivati il 18 dicembre al garage di Settimo, dov’era posteggiata l’A5 rubata e dove la banda aveva nascosto guanti, torce, un’ascia, un tronchese e un cavo d’acciaio. Il giorno dopo, Voci e compagnia hanno colpito per due volte ad Abbiategrasso. Il primo raid ha avuto un fuoriprogramma che per fortuna si è concluso senza feriti. Sì, perché alle 20.45 il fratello della padrona di casa ha intercettato Voci ed Erjon Preci in strada e ha provato a fermarne la fuga sull’A5: "Mi sono precipitato nel lato guida, dove riuscivo a bloccare il soggetto, afferrandolo per i polsi". A quel punto, Voci ha reagito: "Si liberava dalla mia presa e con un coltello, che presumo avesse già nella sua mano destra, me lo puntava alla gola, ma nel frattempo l’altro soggetto ( con ogni probabilità Preci, ndr) riferiva qualcosa, sempre in lingua albanese, al soggetto che mi stava puntando il coltello; subito dopo, quest’ultimo mi ha spinto, guadagnandosi così la fuga, salendo all’interno dell’autovettura, insieme all’altro, e si dileguavano velocemente".