Rissa via Bolla, mappa: zona e palazzi a rischio, fra abusivi e piani di riqualificazione

Su 156 alloggi sono 91 quelli occupati da persone che non ne hanno il diritto

La case popolari di via Bolla

La case popolari di via Bolla

Un problema che si trascina da anni. Ben conosciuto dalle amministrazioni locali, ma che ancora non si è riusciti a risolvere, come dimostra l'episodio di ieri sera, venerdì 10 giugno, una maxi-rissa che ha portato addirittura al ferimento e al ricovero in ospedale di un bambino di due anni. Il complesso di case popolari di via Bolla, quartiere Gallaratese, periferia nord-ovest di Milano, rappresenta un'oasi di illegalità mai sanata. Il problema, in particolare, sta in tre stabilimenti, i caseggiati ai numeri civici 38, 40 e 42, dove la convivenza è resa complicatissima dalla presenza ormai stanziale di famiglie che occupano abusivamente appartamenti.

Fra gli ultimi episodi di cronaca, prima della zuffa della notte scorsa, c'è l'incendio divampato nel febbraio di quest'anno, documentato attraverso un video reso pubblico da Fabio Galesi, vicepresidente del Municipio 8, circoscrizione di cui fa parte anche via Bolla. Le fiamme, secondo il resoconto di allora, si svilupparono nei sotterranei. Il rogo fu domato con qualche difficoltà dai vigili del fuoco, a causa delle condizioni delle cantine, stipate fino al soffitto di immondizia.  

I riflettori sono accesi sulle palazzine ai numeri civici 38, 40 e 42. In quei fabbricati regna l'abusivismo: si tratta di una stecca di 156 alloggi, più della metà dei quali è occupato da persone che non hanno il diritto ad avere una casa popolare, non essendo inseriti in alcuna graduatoria. Secondo quanto affermato dalla consigliera regionale Carmela Rozza (Pd), gli abusivi pagherebbero circa 500 euro di affitto mensile a locatori che gestiscono il racket delle occupazioni. Lo scenario, a leggere i servizi pubblicati periodicamente su Il Giorno, è avvilente: spazzatura ovunque, grovigli di fili elettrici scoperti, allacciamenti fai da te alla corrente elettrica, elettrodomestici abbandonati e stendipanni. 

Non aiuta il braccio di ferro politico e il rimpallo delle responsabiltà fra Regione Lombardia, Aler e Comune di Milano. Nell'aprile di quest'anno l'assessore regionale alla Casa e i vertici di Aler hanno presentato un piano di riqualifcazione per gli stabili ai numeri 38-40 e 42 e per quelli dei civici dal 26 al 36. Nel primo complesso ci sono 156 alloggi, 91 dei quali occupati abusivamente. Per questi si prevede un intervento radicale: dovrebbero venire salvate solo le mura esterne. Tutto il resto dovrebbe essere abbattuto e ricostruito, con un ripensamento complessivo degli spazi. Gli attuali bilocali dovrebbero lasciare spazio ad appartamenti più ampi, con una conseguente diminuzione del numero delle abitazioni. I tempi di realizzazione, però, non sono ancora definiti. Dall'incontro in commissione regionale di aprile è emerso che prima tappa del piano sarà il censimento degli occupanti abusivi, da realizzare con l'aiuto di Comune e Questura. Successivamente, una volta avviato l'abbattimento, si dovrebbe procedere a una ricollocazione delle persone in condizioni di fragilità e bisogno. La soluzione, caldeggiata da più parti, potrebbe passare anche da un tavolo che metta insieme Regione, Comune e Aler.

 

 

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