"Io, sopravvissuto all’inferno di via Bolla 38". La storia dell'ultimo inquilino regolare

Angelo Basile è l’ultimo abitante "non abusivo" rimasto nella palazzina Aler: "Vivo tra case occupate e discariche, non vedo l’ora di andar via"

Angelo Basile, di 65 anni, nell’alloggio insieme ai suoi due animali

Angelo Basile, di 65 anni, nell’alloggio insieme ai suoi due animali

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«Mi sposterò a 20 metri da qui ma mi pare un altro mondo: il palazzo ha un portone funzionante e i citofoni sono in ordine, così come le cassette della posta. Le scale, pulite e lucidate. Per me è come lasciare l’inferno e andare in purgatorio". Angelo Basile, sessantacinquenne, è l’ultimo inquilino regolare, con contratto d’affitto, rimasto in via Bolla al civico 38: una palazzina che è parte della stecca di 156 alloggi Aler di cui uno su tre occupati abusivamente, in cui l’accesso è sempre libero a chiunque e a ogni piano occorre fare lo slalom tra immondizia, elettrodomestici abbandonati e stendini di panni.

Lo scorso 13 febbraio, al civico 42 era divampato un incendio nel locale contatori, tra i grovigli di allacciamenti fai-da-te alla corrente. Come salvare quello che è stato definito un “buco nero“ della città? L’ipotesi di Regione Lombardia e Aler Milano, come riportato su queste pagine dieci giorni fa, è lasciare in piedi solo i muri perimetrali del caseggiato (tra i civici 38 e 42) e demolirne l’interno con lo scopo di poter ripensare completamente le singole case nel momento della loro ricostruzione. Da tempo, in vista della riqualificazione, sono cominciati i trasferimenti degli inquilini regolari in alloggi alternativi. E al civico 38, ad avere un contratto è rimasto solo Angelo Basile. L’unico, tra appartamenti occupati o sfitti. "Il migliore", scherza l’uomo, invalido al 100%, che si sposta su una carrozzina. "Nel 1989 ho avuto un’emorragia cerebrale a causa di una malformazione artero-venosa congenita – spiega –. Prima lavoravo nel campo dell’edilizia, impermeabilizzavo tetti".

In via Bolla vive da 25 anni. In un piccolo bilocale. Con lui anche Ricky, "un cagnolino che ha un passato di maltrattamenti", e la gattina Kimba, "una trovatella". Ogni tanto riceve le visite dei suoi figli, di 40 e 33 anni, e dei suoi amici. "Non esco mai: vado solo a bere il caffè, se l’ascensore funziona. A casa mi rilasso, fumo (purtroppo ho questo vizio), ascolto musica e navigo al computer, anche se dall’incendio la connessione internet è ballerina".

Negli appartamenti vicini vivono soprattutto famiglie di origine romena e bosniaca, alcune residenti in via Bolla da anni. Per evitare nuove occupazioni, a ogni trasferimento di inquilini regolari gli operai rompono sanitari e pareti. Accanto alle porte lastrate, sui muri è stato scritto “Alloggio demolito. Inagibile“, per scongiurare nuove intrusioni. Alla domanda su “come si vive, in via Bolla 38“, la risposta è "male. Io cerco sempre di andare d’accordo con tutti ma non è sempre facile. Una volta ho litigato con un uomo slavo perché mi sono accorto che la sua bambina piccola, inavvertitamente, stava per toccare dei fili elettrici sul pianerottolo. “Chiamo la polizia“, gli ho detto. E lui se l’è presa con me. Ma poi ci siamo riappacificati: non aveva capito che avevo salvato la vita di sua figlia". Un’altra volta "ho rischiato che si incendiasse il mio contatore, perché qualcuno si era attaccato alla corrente. Era il 2018. Me ne sono accorto e ho chiamato i pompieri". È impaziente di cambiare casa: "Mi sposterò di un civico. Tra le alternative propostemi da Aler ho scelto quella di via Bolla, però nella stecca di case non problematiche. Entro un mese sarò nel mio nuovo alloggio".

 

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