Milano, noleggia una Lamborghini e la rivende

L’accordo con la proprietaria per l’affitto, l’auto mandata all’estero e la denuncia per una falsa rapina

Una Lamborghini

Una Lamborghini

Milano, 22 ottobre 2019 - Il noleggio della fuoriserie da 90mila euro. L’auto mandata all’estero con un contratto di compravendita co-firmato dalla proprietaria. E una denuncia di rapina. Così nel 2014 è sparita nel nulla una Lamborghini, sottratta con l’inganno a una donna che l’aveva comprata nel 2008. A distanza di cinque anni, è arrivato nei giorni scorsi il verdetto della Cassazione, che ha condannato il cinquantacinquenne G.D. a due anni di reclusione, con non menzione e sospensione condizionale della pena, per appropriazione indebita aggravata e simulazione di reato. Ecco la storia, secondo quanto ricostruito dai giudici della Suprema Corte sulla base delle sentenze di merito di primo e secondo grado.

A inizio luglio 2014 , G.D. contatta la proprietaria della Lamborghini per prendere in affitto l’auto dal 18 al 21 luglio. L’uomo invia una mail (che contiene nome e cognome autentici) con la copia dei documenti e un bonifico di 2.500 euro, versa la cauzione da 4mila euro e fissa l’appuntamento per la consegna. All’incontro si presenta regolarmente G.D., che firma il contratto di noleggio e consegna alla donna 200 euro in contanti. A quel punto, però, il cinquantacinquenne sparisce nel nulla. La proprietaria della Lamborghini non riesce a contattarlo al telefono, si reca all’indirizzo di residenza che risulta dai documenti, ma non ci trova nessuno: G.D. non abita più lì da anni.

Tutto finito? No, perché si scoprirà poco tempo dopo che il 24 luglio l’uomo ha denunciato la rapina della macchina e che nel frattempo l’auto è stata venduta all’estero «con contratto, apparentemente sottoscritto dall’imputato» e dalla donna, «che disconosceva la firma». G.D. prova a giustificarsi: sostiene di essere stato a sua volta truffato da un uomo del quale non sa fornire alcun dato anagrafico che ne renda possibile l’identificazione e di essersi prestato soltanto perché «mosso unicamente dal desiderio di guidare l’autovettura per mezza giornata». Non basta: il cinquantacinquenne fa pure riferimento alle fantomatiche minacce «di due sconosciuti, che lo avevano cercato, rivolgendosi anche alla madre». Una versione che non ha convinto i giudici, dal primo grado alla Cassazione.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro