
Al centro del processo una dura lettera del Cda contro Alberto Di Cataldo all’epoca direttore dell’organismo creato per valorizzare il “mare di Milano“
Tre condanne al pagamento di una multa di tremila euro, due assoluzioni per "mancanza dell’elemento soggettivo". Sono le richieste avanzate dalla Procura di Milano nel processo con al centro uno scontro scoppiato tra il 2019 e il 2020 ai vertici della neonata Istituzione Idroscalo, proseguito con una dura lettera del Cda indirizzata anche al sindaco Sala e al presidente della Regione Fontana e finito davanti al Tribunale mentre l’oggetto del contendere, l’organismo creato dalla Città metropolitana per la gestione del “mare di Milano“, non esiste più. Sono sotto processo - con l’accusa di aver diffamato l’ex direttore Alberto Di Cataldo, attuale direttore Risorse umane di Palazzo Isimbardi - l’ex presidente Paolo Taveggia (in passato dirigente nel Milan di Berlusconi e nell’Inter) e altri quattro componenti del Cda, che furono indicati da Palazzo Marino, Regione e Comuni di Peschiera e Segrate.
Con la loro lettera, in cui puntavano il dito su Di Cataldo "insinuando" irregolarità nel suo operato, avrebbero offeso "l’onore e la reputazione" del manager, ora parte civile con l’avvocato Isabel Mosca. La quantificazione del danno subito, secondo il legale, deve tenere conto della "posizione sociale" e anche del "vissuto familiare" di Di Cataldo, il "peso schiacciante della responsabilità di essere all’altezza di un padre che ha sacrificato la vita per le istituzioni". Suo padre, il maresciallo maggiore Francesco Di Cataldo, vicecomandante nel carcere di San Vittore, fu infatti ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. I difensori degli imputati hanno proposto l’assoluzione. Il pm ha chiesto di condannare Taveggia e altri due ex componenti del Cda a versare una multa di tremila euro, e di assolvere invece altri due imputati.
Andrea Gianni